L'amuleto della libertà 5 - racconto sul web


PARTE PRECEDENTE

Le prime notti di Yakima furono alquanto movimentate. A lui era stata riservata una stanza adiacente l'alloggio che il professor Echoswood aveva a disposizione nella torre. Il problema maggiore che dovette affrontare fu la scomodità di un letto di dimensioni troppo piccole per lui che lo costrinse a stare seduto su una poltroncina in verità, anch'essa tutto altro che comoda! Fortunatamente, grazie all'installazione della parabola satellitare, gli fu possibile seguire alla CNN le notizie provenienti dalla Cina, con le immagini dei disordini a Urumqi, capitale della regione autonoma dello Xinjiang, una vasta regione montuosa e desertica della Cina nord occidentale ricca di risorse naturali e abitata in larga parte dalla popolazione uighura. Per il governo cinese uno dei principali grattacapi all'interno dei suoi confini era rappresentato appunto dalla
popolazione uighura di etnia musulmana, la quale si sarebbe aspettata magari un maggior riguardo per la loro cultura e la loro religione. 

Per molti dei suoi compatrioti all'estero, quello che stava accadendo a Urumqi , era solo una campagna del governo centrale per allineare tutte le religioni con la visione della cultura cinese del partito comunista. Per il futuro si sperava nell'introduzione di leggi e norme che potessero garantire più tutela alle oltre cinquanta diverse etnie del Paese. Dopo anni di forzato esilio sapeva che la sua patria natia non era certo un esempio da seguire riguardo l'applicazione dei diritti umani.     

Fino a cinque, sei anni prima della sua inevitabile fuga all’estero, andava in giro tra i villaggi della regione in cui era nato e spesso gli capitava di trovare appese alle pareti delle tante casupole di legno sparse per le montagne, vecchie fotografie recanti l'immagine simbolo 
di piazza Tiananmenquella del 1989 che fece il giro del mondo, dove si vede il giovane che sembra voglia fermare i carri armati. Tiananmen, peraltro vuol dire Porta della pace celeste. Una contraddizione, ovviamente! E sebbene il gruppo etnico a cui apparteneva che conta si e no qualche centinaio di migliaia di individui, non avesse in corso attriti con il governo centrale, egli era consapevole che presto o tardi anche la sua etnia sarebbe scesa  nelle piazze a manifestare. Quasi certamente in quel caso per lui sarebbe stata l'occasione di rientrare nel suo Paese e dare una mano alla causa, senza starsi a preoccupare di quello che gli sarebbe potuto capitare se fosse stato scoperto. In Cina per il crimine che aveva commesso era prevista la condanna a morte. 

Riuscì a dirottare i suoi pensieri altrove. Tirandosi su dal letto dove si era accasciato si accostò alla finestra a oblò, restando ad osservare la verde vallata sottostante. 

Vestitosi, si sentì pronto a trascorrere la giornata all'insegna dell’amicizia e della fratellanza nella casa di campagna del professor Truman, una persona che a lui piaceva molto.
  
Era una domenica di giugno calda ma ventilata quando nella casa di campagna di Frank Truman si trovarono tutti riuniti attorno alla bella tavolata organizzata all’aria aperta. Per i giovani che erano presenti si rivelò l’occasione giusta per organizzare una partita a pallone nello spiazzo adocchiato davanti al capannone adibito a cantina vinicola... cui qualche visitina era già stata messa in conto. Entusiasti all'idea, cominciarono sin da subito a formare le due squadre. 

Seduti ad una estremità del grande tavolo in legno massiccio si erano piazzati il padrone di casa, il professor Echos, la signorina Martin e Yakima, il quale aveva in mente di soddisfare la curiosità dei giovani. Già dalla prima sera si era accorto del loro interesse per il suo amuleto, pertanto si era messo a bella posta una maglietta chiara e per chi avesse voluto dare una sbirciata sotto la sua giacca avrebbe visto finalmente l’amuleto. Si può ben immaginare quale trambusto si venne a creare tra una portata e l’altra, di cui si occupavano due donne a lavoro a cottimo presso il professor Truman, il quale, essendo un grande tifoso della Ferrari, per non perdersi il Gran Premio di Gran Bretagna che avrebbero trasmesso di lì a breve, aveva fatto posizionare la televisione sopra una grande botte di rovere. 

Uno tra i primi ad avventurarsi dalle parti di Yakima fu il piccolo Maciste, cui stavolta riuscì emulare più convintamente l’audacia del personaggio mitologico di cui portava l’impegnativo nome. Avvicinandosi alla estremità del tavolo con la scusa di dare una mano alle massaie che andavano e venivano dalla cucina, l’intrepido poté scivolare difilato alle spalle di Yakima che seguiva impassibilmente la conversazione in atto tra i due professori. Facendo così finta d’inciampare sul terreno, si piegò in avanti quel tanto che gli bastò per poter scorgere l’amuleto in ossidiana sulla maglietta di Yakima, pur comprendendo immediatamente che gli sarebbe occorsa almeno un’altra occhiata per capire cosa vi fosse impresso sopra 

«Secondo una ricerca effettuata dall'Università di Milano i vini provenienti dai terreni di origine vulcanica sono caratterizzati da ampli e complessi profumi » diceva Truman al collega, parlando della sua materia preferita. «Oltre che da una notevole struttura circoscritta da una spiccata mineralità sia all'olfatto che al sapore e...» 

«Allora è per questo che il nostro vino è di livello superiore » precisò Donald il quale ascoltava sempre con vivo interesse le erudite argomentazioni del suo compassato collega.  

«Difatti, l'Italia è l'unico paese europeo i cui terreni vulcanici vanno dall'estremo sud al nord conferendo ai vini particolari e uniche caratteristiche legate alla peculiarità sia dei terreni che dei vitigni.» riprese Truman, facendo un sol boccone della forchettata di gustose fettuccine al ragù.
  
Nel mentre Maciste continuava imperterrito la sua missione, restando nei paraggi in attesa dell’occasione più propizia per avvicinarsi al gigante cinese, che se ne stava sornione e imperturbabile con l'accenno di un sorriso sul volto a seguire, senza farsi accorgere, le peripezie del giovane napoletano. 

Truman con un calice in mano seguitava a disquisire sul metodo di produzione del vino bianco. «I vini bianchi sono più facili ad essere soggetti ad alterazioni microbiche e a fermentazione anomale.» disse degustando il vino come fosse la bevanda degli dei. «Per questo la fermentazione del mosto deve avvenire fuori dal contatto delle bucce.» soggiunse afferrando il telecomando per accendere la TV. 
Poco più in là Evelyn Martin volse l’attenzione su Yakima.  «A te piace il vino?» gli chiese in tono amichevole.  
«Vino buono.» rispose lui indicando con il grosso indice il bicchiere davanti a lui. «Però non mi dai l’idea d’essere un grosso bevitore!» asserì, notando il suo bicchiere ancora colmo.   
«Io faticare wineroomunited states... tante botti grandi, gente mangiare... »    

«Ah!»  si stupì Frank interrompendo quanto stava dicendo. «E di quale parte degli Stati Uniti ?» domandò incuriosito dalla notizia. 

«Columbia Valley, Washington state... many firms Yakima Valley...»
   
«Yakima Valley! » esclamò Truman più che mai sconcertato.
  
«Yes, uva like Chardonnay, Merlot, Cabernet Sauvignon...» elencò Yakima pronunciando il francese simpaticamente.
   
«Però, che bella varietà!» fece Frank. «Ed è per questo che ti chiami Yakima?»
   
« Esatto!» s’inserì Donald raccontando di come il suo amico fosse in possesso di un nome che non aveva niente di cinese ma che volle conservare lo stesso in ricordo dei cantinieri della Yakima Valley che glielo avevano affibbiato.    

«Vino good Yakima Valley.» ribadì, destreggiandosi goffamente nell’attorcigliare le fettuccine con la forchetta, la quale gli scivolò di colpo dalla mano.  Maciste, li nei pressi, in stato di allerta, riuscì  pigliarla al volo prima che cadesse in terra. «Appena in tempo!» disse con un'espressione sveglia e intelligente, restituendoglielaindirizzando un’occhiata veloce sotto la giacca. 

D'un tratto un colpo di vento fece volare il cappello di Yakima rincorso speditamente da un giovane Jack Russell schizzato fuori all’improvviso da sotto il tavolo.    
«Accidenti Frank, ti sei dimenticato di chiudere le finestre! » scherzò Echoswood dandogli una leggera pacca sulla spalla. 
    
Yakima si alzò ma risedette di nuovo allorquando vide il cane ritornare scodinzolando con il cappello in bocca. «Ottimo panama!» disse Truman, togliendolo di bocca a Sugar a cui diede una carezza. «Il meglio dei cappelli di paglia realizzati a mano» soggiunse, passandovi la mano sopra. «La sua celebrità lo deve al presidente americano
Theodore Roosvelt quando lo indossò all’inaugurazione del canale di Panama nel 1906.» 
«Proprio così Frank, come al solito non ti smentisci mai!» intervenne Donald prendendo il cappello dalle sue mani. «Infatti questo è un modello Montecristi realizzato in Ecuador, intessuto a mano con foglie disseccate di una palma nana» disse rigirandolo tra le punte delle dita. Lui stesso lo aveva acquistato in un elegante negozio del centro di Nairobi per farne dono a Yakima, ma questo evitò di dirlo.  

Intanto sullo schermo  comparvero le prime  immagini in diretta dal  circuito di Silverstone. Si vedevano le vetture in pista nel giro di ricognizione e sia Frank che Donald si accomodarono su due poltroncine meglio posizionate davanti la televisione.

Evelyn Martin, che del Gran Premio non voleva saperne, si avviò per fare due passi nei dintorni mentre Yakima, che da un po’ osservava ammirato sul fondo del piazzale una vecchia Harley Davindson, preferì andare a vederla più da vicino. Seppe più tardi che era un prezioso cimelio degli anni 60 ancora funzionante che Truman lo adoperava solo per brevi tragitti. 

D’improvviso il cielo si rabbuiò e un vento forte e impetuoso si abbattette sulla campagna. I ragazzi, i quali stavano preparandosi per la partita di pallonecorsero immediatamente a ripararsi sotto la tettoia di un magazzino. 

Si spense pure la televisione e il filo svolazzante dell’antenna cominciò a ondeggiare violentemente. 

Senza starci a pensare troppo su Echoswood ordinò ai ragazzi di salire sul pullman. Salutato Truman, al quale aveva consigliato di rintanarsi in casa, salì assieme a Yakima sull’autobus e partirono alla volta del castello. 

continua...  

Immagini: www.giorgiodelsole.it - www.seattlemag.com - www.washingtontastingroom.com

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