L'amuleto della libertà 6 - racconto sul web


PARTE PRECEDENTE

Durante il viaggio di ritorno dalla casa di campagna di Truman, il tempo subì un peggioramento e ciò, dopo aver dovuto rinunciare con enorme dispiacere alla partita programmata, rese più eccitante e avventuroso il prosieguo della giornata. Ondate di acqua si rovesciavano sulla strada nel tratto in salita che conduceva al castello e il pulman dovette rallentare notevolmente l’andatura per evitare qualsivoglia incidente.  I ragazzi, con gli occhi puntati sulla strada, seguivano con apprensione il procedere del viaggio, che in quelle condizioni pareva non finire mai.  Così non si ebbe voglia di pensare all'amuleto o a quello che era riuscito a vedere Maciste finché non si arrivò a destinazione. Se ne parlò in camerata dopo cena, tutti riuniti attorno all'imprevedibile guaglione, il quale se ne stava con il volto compiaciuto sdraiato sul letto con le braccia sotto la testa. 

«Dai raccontaci!» lo pregò Margaret sedendosi sul bordo della branda. 
« Ce l’hai fatta? » domandò Furio Molinari ritto ai piedi del letto, osservandolo con aria incerta. 
«E bravo il nostro prode napoletano! Dai, ragguagliaci!» disse non si sa se con sarcasmo o meno Alain Rulem arruffandogli i capelli. 
«Sei riuscito a scoprire qualcosa?» domandò ansiosa Pamela, sedendosi di fronte a Margaret. 

«Siete curiosi, eh? Non credevate che avrei potuto farcela, vero?» furono le sue prime parole tirandosi su, appoggiandosi con la schiena alla spalliera.
« Ma che dici !» «Che vai a pensare.»«Facevamo tutti il tifo per te.» «Certo, la trovata della forchetta è stata geniale!» «Dai, non ti far pregare! Tutti abbiamo assistito alle tue performances con tensione.. Qualcosa devi pure aver visto!» avanzò Pamela, la più curiosa.   
«E sta bene, ve lo dirò! Insomma, è andata che soltanto quando sono riuscito a prendere al volo la forchetta, caduta dalla mano di Yakima, che rialzandomi sono riuscito a vedere  l'amuleto.»  disse tutto d'un fiato passandosi la mano sui capelli.
«Ci siamo tanto scervellati per capire come poteva esser fatto... quando invece 
mi sono trovato davanti semplicemente qualcosa a cui mai avrei pensato...» disse con una certa enfasi, osservandoli uno per uno. 

«Che cosa hai visto? » chiese ansiosa Margaret. 
«Dai Maciste, svelaci l'arcano!» si accodò qualcun altro.
«Ebbene, non ci credereste ma sull'ossidiana ho visto impresso un gallo 
«Un gallo! » fecero tutti all'unisono. 
« Si, un normale gallo da cortile. Stava davanti a un albero coi rami all'insù e alla base mi è parso di scorgere un drago, un piccolo drago celeste o verde, non saprei...» 
«Caspita!» esclamò Toriello appena sopraggiunto. 
«Ma sei sicuro?» domandò Margaret, curiosa di vedere come veniva rappresentato un gallo sulla pietra.  

« Sentite! » riprese Maciste, intendendo proseguire. «Yakima indossava una maglietta chiara, tant'e che il gallo sullo sfondo nero l’ho potuto vedere benissimo! E per il drago che ho qualche dubbio. Poteva anche essere un sigillo di calligrafia cinese, una iscrizione in miniatura, non saprei... » precisò scendendo dalla branda, fendendo il capannello attorno a se, dirigendosi frettolosamente a fare una doccia.


« Be’, il drago celeste potrebbe essere una gemma, che so un’acquamarina o una giada. » puntualizzò Pamela che s'intendeva di cristalloterapia. 

«Ma ditemi voi come è possibile che una pietra nera con su scolpito un gallo, possa bastare per far uscire il professor Echos dal Niger » disse scettico Furio Molinari, che dalle facce perplesse di alcuni parve non essere il solo a pensarla in quel modo.
  
Andò a finire che i continui quesiti e i nascenti dubbi non fecero che alimentare la curiosità quasi morbosa dei ragazzi, i quali si accordarono d'indagare sul web circa la simbologia del gallo. Questa era la parola d'ordine che cominciò a circolare l'indomani.

Il mattino del giorno successivo una notizia giunta dal Mozambico scosse profondamente il professor Echos. Era accaduto che Didior, l’uomo tuttofare del suo amico Cornelliusson, in preda ad una concitazione preoccupante, gli aveva riferito che il figlio del suo padrone era rimasto ucciso in una rissa per dei contrasti sorti sul suo terreno.  

«Quello che sta accadendo in Africa, caro Donald, è il dilagare del land grabbing» disse trafelato Mr. Atkinson del NOGA, una ogm australiana che si batte per la salvaguardia dell'agricoltura, il quale aveva contattato Donald subito dopo la telefonata di Didior, in quanto Cornelliuson era amico di entrambi, come lo era pure di Yakima. 
Dopo aver ricordato con profonda tristezza alcuni momenti trascorsi in compagnia dell’amico mozambicano, dissertarono brevemente sul fenomeno del land grabbing o land rush, che dir si voglia! 

« L'attuale ondata di acquisizioni di terreni si sta svolgendo in contesti in cui molte persone non hanno diritti certi sulla terra in cui vivono, restando quindi vulnerabili all'espropriazione » disse Mr Atkinsons al telefono da un bar della zona portuale di Quelimane, in Mozambico. « Di questi tempi l'acquisto di milioni di acri di terra viene fatto soprattutto da arabi e cinesi che stanno giungendo a frotte e la Cina è il principale partner commerciale del Mozambico. Ebbene, questi paesi neocolonialisti hanno petrolio ma non hanno terre agricole; vanno nei paesi poveri e comprano o affittano grandi estensioni di terreno in cui si mettono a produrre quello che scarseggia a casa loro. » soggiunse con una nota di amarezza nel tono della voce.

«Un'epoca di sfrenata economia la nostra!» venne spontaneo dire a Echoswood chiuso nel suo studio a guardare il soffitto.

«Proprio così Donald! Senza contare che questo continuo assedio si porta appresso imprese, fondi di investimento e governi ed ora anche investitori e fondi pensione stanno procurandosi il terreno di paesi e di comunità vulnerabili, le quali hanno un bisogno estremo di produrre cibo per loro stessi... Qualcosa del genere deve essere accaduto al nostro comune amico. Può darsi che suo figlio sia rimasto invischiato in una qualche provocazione, secondo me congegnata ad arte, che l’abbia poi indotto a scontrarsi fisicamente con dei facinorosi dai quali è stato maciullato a colpi di bastoni.» 

«Vili e bastardi, ecco come vanno chiamati costoro! E non si sa ancora nulla di questi delinquenti?» domandò furioso Donald dando uno sguardo al panorama sottostante dall'apertura ad oblò.

«In questo momento non sono in possesso di altre informazioni, ma ti farò sapere non appena avrò notizie più precise... Adesso scusami ma debbo salutarti... A risentirci caro professore!» concluse, chiudendo la comunicazione. 

Rimasto con la cornetta in mano Donald non seppe se dare o meno la brutta notizia a Yakima, che conobbe Cornelliuson insieme a lui. Sapendo della stramba abitudine che aveva di svegliarsi allo spuntare dell’alba, non se la sentiva di importunarlo a quella ora in cui magari, come era già accaduto, si era ricoricato per un’altra oretta di sonno. Decise di dirglielo non appena lo avrebbe visto. 

Tornò coi pensieri al suo amico mozambicano che aveva perso il figlio in maniera così crudele. Da quanto gli risultava Cornelliusson non era mai stato ricco, ne disponeva di capitali, in quanto le banche non potevano disporre delle sue terre come garanzia, non esistendo alcun rogito terriero in merito. Nel suo paese, in palio c’erano molti terreni, la cui gran parte non erano terreni venduti ma piuttosto contratti di locazione scadenza, che alla fine lasciano le popolazioni locali con i suoli degradati, gli acquiferi sfruttati e il reddito diminuito. Da ciò si creano sempre situazioni esplosive e la cosa curiosa, che poi tanto curiosa non è, pensò, è che la Banca Mondiale sta aiutando le imprese e gli investitori internazionali ad accaparrarsi i terreni a buon mercato. 

In quel particolare giorno anche Truman si soffermò in aula sulla questione del land grab. Dopo aver ricordato il figlio di Cornelliuson, rimasto ucciso in una rissa per una questione riguardante, appunto, la terra della sua famiglia, affrontò l’argomento prendendolo di petto. «Violazione dei diritti umani, mancanza di assenso libero e preventivo e poi contratti iniqui, affitti irrisori, vendita di terreni in cambio di promesse di posti di lavoro o chissà cos’altro e nuove infrastrutture ma anche assenza di studi adeguati sull'impatto ambientale...» disse numerando i punti con tutte e cinque le dita della mano. «Dietro l'accaparramento di terre che sta prendendo forma in tutto il mondo... signori, c'è tutto questo.» soggiunse, dirigendo il righello sul cartellone appeso alla parete che mostrava grafici e diagrammi con raffigurazioni diverse. «Spinti dagli alti prezzi dei generi alimentari, dalle materie prime e dall’alimentazione per il bestiame, dai bassi rendimenti dei mercati finanziari e dall'aumento della domanda degli agrocarburanti, il numero di aziende, governi, istituzioni finanziarie pubbliche e private impegnate in acquisizioni su larga scala di terreni nel Sud del mondo sta crescendo a dismisura, andando a minacciare il sostentamento e la sovranità alimentare di innumerevoli comunità locali.» concluse, ritornando al suo tavolo per leggere alcuni appunti che aveva preso. 

Ma i ragazzi seguivano la lezione svogliatamente. Quanto era accaduto al figlio dell’amico del professor Echos aveva smorzato l'interesse per l’argomento, suscitando tuttavia in loro una forte repulsione per la balordaggine umana e per le atrocità compiute. Truman lo comprese e suggerì che forse sarebbe stato meglio andare a svagarsi.

continua...


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