L'amuleto della libertà 8 - racconto sul web


PARTE PRECEDENTE

Memore di quanto aveva lasciato scritto nel messaggio fatto recapitare a Yakima, Donald Echoswood, dopo un paio di ore di sonno, con gli evidenti segni della crapula notturna che gli segnavano il volto, andò a bussare alla porta dell’amico che, come era suo solito, trovò già in piedi, pronto per scendere a fare colazione con lui. 

Nella sala mensa davanti a due tazze di caffè Donald spiegò a Yakima quanto era venuto a sapere il pomeriggio del giorno avanti da un alto funzionario della FAO. Riguardava gli interessi di alcune società cinesi su dei terreni attorno a Maputo, la capitale del Mozambico e la conseguenziale situazione alimentare sempre più drammatica e complessa della popolazione.  

«Molte grandi aree di terreni agricoli stanno finendo nelle mani di operatori stranieri che hanno un grande interesse ad accaparrarsi i terreni.» disse Donald sorseggiando il caffè all'americana che tanto piaceva a Yakima e che lui beveva con la speranza che riuscisse a fargli passare il mal di testa«La disputa sulle terre agricole si sta facendo sempre più esplosiva.» soggiunse, ben conscio della situazione in cui si era venuto a trovare Cornelliuson. «Chi ne trae qualche vantaggio, dice che c’è abbondanza di terra inutilizzata e che bisogna renderla produttivaDi contro, i piccoli coltivatori, che sono numerosi e possiedono piccoli appezzamenti ma contribuiscono quasi interamente al PIL nazionale, sostengono che hanno diritto a restare sulle terre dove sono nati, senza le quali non avrebbero di che mangiare. Capisci Yakima, in quale contesto complicato si trova il nostro amico.» soggiunse
con una espressione sofferentemassaggiandosla parte posteriore della testa in quanto il dolore stava diventando insopportabile. 

«Tu stai male ?» domandò Yakima, addentando una mela presa dal cesto sul tavolo. 
«No, no... è solo un fastidioso mal di testa 
«Tu fare vita no buona, professore! » disse Yakima, guardandolo dritto negli occhi. 
«E’ che ieri debbo aver bevuto qualche bicchiere di troppo.» si giustificò Donald,continuando a pigiarsi con i polpastrelli delle dita la base del cranio. «Comunque, il nominativo chti ho fornito corrisponde a una società cinese che opera nella zona in cui vive Cornelliuson... E visto che debbo tornare alla FAO, vedremo di saperne di più nei prossimi giorni.» proseguì, bevendo l’ultimo goccio di caffè rimasto nella tazza. 

«Io vado in Mozambico disse deciso Yakima. 
«Scherzi! » 
«Io non scherzare su queste cose 
«Ok, va bene, tranquillo... parliamone con calma più tardi» disse Donald, ben conoscendolo.  

Yakima era di poche parole, osservava molto e agiva rapidamente, tant'è che si era già alzato dal tavolo. «Vado a preparare valigia. » soggiunse, avviandosi per le scale. 

«Ma dove vai testone!» gli gridò dietro Donald, alzandosi. Ma Yakima non lo stava più ad ascoltare e con due falcate per le scale si portò fuori dalla sua visuale. 

Rimasto solo coi suoi pensieri, Echoswood decise di fare una telefonata a Mr. Atkinson. Secondo i calcoli sul fuso orario le sette del mattino ora locale corrispondevano alle ore otto di Maputo e quindi facile che lo avrebbe trovato ancora in casa. Raggiunto il telefono si accomodò sulla 
poltroncina e consultato la rubrica, afferrò la cornetta e compose il numero, restando in attesa. 

« Hello! » rispose una voce limpida e risoluta. 

« Good morning Mr. Atkinson, sono Echoswood e... » 

«Caro professore, mi hai preceduto, ma sono contento lo stesso. Ma dimmi, c’è qualcosa di nuovo?» chiese con una nota di apprensione.  

«No, non direi! A parte Yakima che ha la smania di partire per il Mozambico.» disse Donald, massaggiandosi il collo. 

«Sul serio! Come mai questa decisione improvvisa? » 

«Vuole raggiungere Cornelliuson, vuole stargli vicino in questo difficile momento 

«Pensiero nobile il suo! Ma non credo sia il momento adatto per venire da queste parti.» consigliò 
Mr. Atkinson, assumendo una voce ferma. «Ci sono disordini e morti a causa del fatto che il governo non ha più la possibilità di assicurare il prezzo politico al pane. Il prezzo delle derrate alimentari aumenta in seguito ai cattivi raccolti legati al clima impazzito degli ultimi mesi e tieni conto che in Mozambico l’acquisto del cibo assorbe il settanta per cento del reddito 
puntualizzò Atkinson in tono avvilente 

«Già, mentre a Ginevrai dirigenti del settore agroalimentare e del settore agroindustriale parlano la lingua delle organizzazioni umanitarie.» disse Donald, stiracchiandosi sulla poltroncina. «Dicono di voler aiutare l'Africa a nutrirsi, dicono di migliorare la sicurezza alimentare, di creare mezzi di sussistenza e persino investimenti socialmente responsabili... »  

«Si! Ma poi organizzano networking durante i pranzi e i ricevimenti per cocktail sponsorizzati da hedge fund e private equity che sono fondamentali per fare business.» intervenne Atkinson, come al solito ben informato sull’argomento.

«CVD o meglio, come volevasi dimostrare... Me li immagino costoro che trattano affari su terre agricole nei bar e nelle sale riunioni private di hotel di lusso come l'Inter Continental di Ginevra o il Waldorf Astoria a New York... Dovremmo andarci un giorno! »  

«Per carità Donald! Frequentare i grandi hotel mi disgusta.» disse, con una evidente avversione per quel genere di vita. «Piuttosto, consiglia a Yakima di non muoversi, sarà meglio. » 

«Ci proverò, ma sarà difficile.» 

«Presto ti farò sapere chi sono i responsabili della morte del figlio di Cornelliuson... avrei voluto già farlo ma non mi è stato possibile sapere di più. C’è fin troppa confusione su questa storia...» 

«Ok! Intanto io mi sto informando alla FAO. Voglio vedere se riesco a beccare un vecchio amico che mi dava spesso delle informazioni utili... Bene, allora ci si sente Robert!» 

«Mi raccomando, insisti con Yakima, non farlo partire... A presto professore! » 

Nel mentre erano scesi in refettorio alcuni studenti che salutarono Donald non appena ebbe chiuso la comunicazione. «Buongiorno ragazzi» fece lui contraccambiando. «Dormito bene? » 

«Peccato che tra breve ce ne andremo... Qui al castello si dorme che è un incanto! » disse Pamela con voce esile ma con il volto raggiante. 

« Si, a parte il gallo che canta all’alba.» si lamentò 
Alain Rulem. 

«Dovevano essere le sei e trenta quando ha cantato il gallo.»  rispose Omar, intento ad apparecchiare la tavola 

«Ah già!» esclamò il professor Echos, essendo venuto a sapere da Truman della ricerca che stavano compiendo sul web. «Il gallo che canta, come l'amuleto di Yakima! Be', se il gallo che avete sentito è quello degli Iorio, la famiglia che abita giù nel curvone, credo che anche lui, come il suo padrone, che è un pilota daerei, sia vittima del jet lagdisse sorridendo. «Allora Mike, si deve alla tua grande curiosità di gironzolare per il web se è venuta a galla la storia del Niger?» domandò soffermandosi alle spalle di  Mike Jones che stava accingendosi a fare colazione. 

«Ah è lei!» disse Jones voltandosi. «Be', che dire... E stata pura fortuna, professore! Se quella notte mi fossi messo ad ascoltare musica, come faccio spesso, non credo avrei mai saputo di lei e Yakima » soggiunse, parlando con un leggero imbarazzo. 

«Immagino che la notizia vi abbia dato l'input per fare una ricerca sui rifiuti radioattivi» chiese Echossapendo che l’evolversi tragico degli eventi aveva impedito a lui e Truman di trattare l’argomento. 
  
«Si, ne abbiamo parlato! Molinari, ad esempio, ci ha raccontato diverse cose.» rispose senza tentennamenti il giovane, parando in un certo modo l'inaspettato colpo lanciatogli da quel volpone di professore.  

«Ah, quel toscanaccio!» esclamò allegramente Donald
«Allora sono certo che vi sarà rimasto qualcosa nella zucca!» soggiunse convintamente, sapendo che riguardo i rifiuti radioattivi Molinari era una fonte d'informazione
inesauribile. Così dicendo, diede una leggera pacca sulla spalla di Jones, salutò gli altri e si diresse nella stanza di Evelyn Martin, che a quell'ora doveva essere arrivata. 

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