L'amuleto della libertà 9 - racconto sul web


PARTE PRECEDENTE

Dopo avergli riferito della conversazione telefonica avuta con Mr. Atkinson, Donald riuscì a riportare alla ragione quel cocciuto di Yakima soltanto promettendogli di partire con lui per il Mozambico entro due, tre giorni al massimo. Preso l'impegno lo abbracciò e salutandolo con una certa fretta, scese giù in strada dove ad attenderlo c'era una elegante Mercedes scura su cui salì, scomparendo oltre la curva. 

Non sempre Yakima riusciva a comprendere il suo amico professore. Sebbene avessero viaggiato, mangiato, dormito assieme per mesi, vederlo ora in un contesto diverso da quello ruvido e scomodo a cui era abituato, gli infondeva una sorta di disagio. Decise di indossare la pratica tuta che aveva acquistato per lui Truman e uscì dal castello con l’intenzione di fare una lunga passeggiata per riflettere sul da farsi. 

A questo punto, bisogna svelare qualcosa di più del passato di Yakima, in modo che si comprenda l’evolversi degli eventi che seguiranno da qui in avanti. 

Di lui si sa che lasciò la Cina da clandestino a bordo di un grosso mercantile, avvalendosi della preziosa complicità di alcuni suoi compaesani che viaggiavano per mare. Quando finalmente raggiunse l’America, grazie alla notevole sua stazza, non ci mise molto nel trovarsi un lavoro di fatica. Difatti, fu prontamente impiegato presso l’azienda di un imprenditore cinese-americano che lo assunse come aiutante cantiniere in una delle numerose imprese vinicole sparse per la Yakima Valley, la prima area viticola americana istituita nello Stato di Washington. 

Lavorando con i nuovi compagni Yakima ebbe modo di conoscere Liang Huang, originario dello Xinjiang, il quale gli presentò sua madre e le sue due sorelle che abitavano da un anno a Bellevue, a circa due ore e mezzo di auto dalla Yakima Valley e a venti minuti da Seattle, di cui Bellevue è il sobborgo più grande. Qui Liang veniva ogni week end e spesso si accompagnava a Yakima a cui fece conoscere la sua famiglia ma anche delle persone cinesi-americane assai influenti.  

Liang Huang aveva dovuto lasciare la Cina per sfuggire alla polizia subito dopo le Olimpiadi di Pechino. Era stato accusato assieme ad altre migliaia di persone, di attentare alla sicurezza dello Stato e quello di raggiungere un suo parente in America, per sottrarsi decisamente dall'infondatezza dell'accusa, era stata la sola via percorribile. 

A Bellevue vive un’alta percentuale di cinesi-americani e per le strade cittadine non è difficile sentir parlare mandarino o cantonese. Temendo lo spionaggio gli Stati Uniti sono piuttosto scrupolosi coi cittadini di origine cinese ma seguendo i consigli di Liang, il quale aveva avuto modo di sperimentare prima di lui le problematiche riscontrate sul suolo americano, Yakima dette prova di saper camminare sul velluto, mantenendosi calmo e vigile in ogni circostanza, evitando di mettersi in vista, anche perché non era certo uno che passava inosservato. Questo suo prudente atteggiamento finì col suscitare l’interesse di Fu-Yu, un personaggio temuto e rispettato dalla comunità cinese per il suo carattere scorbutico e arrogante, che agli occhi di Yakima non apparve affatto terribile come veniva dipinto. 

Fu -Yu era a capo di una singolare congregazione di cinesi avvolta nel mistero più assoluto, ramificata un po' ovunque nel mondo e inserita a tutti i livelli in tutti i gangli del potere in Cina. Un gruppo di potere occulto che andava in soccorso di coloro che si ritenevano accusati ingiustamente di reati politici e di pendenze penali con lo Stato cinese. 

Yakima fu invitato a farne parte e accettando la chiamata, nel volgere di alcuni incontri segreti avvenuti in piena luce del giorno su una panchina dell'Alvin Larkins Park di Seattle, si ritrovò tra le mani un passaporto nuovo di zecca abilmente contraffatto, alcune raccomandazioni a cui avrebbe dovuto attenersi e un oggetto racchiuso in una scatola di legno il cui contenuto era per uso personale.  

Con la nuova identità Yakima riacquistò libertà di movimento e dopo un lungo tirocinio formativo in luoghi che dovevano restare segreti, fu inviato dalla misteriosa 
consorteria in missione in Africa, per tenere sotto controllo alcune imprese cinesi che operavano nel Senegal e nel Kenya a Mombasa, dove conobbe Donald, il cui intervento fu decisivo nel seminare la banda di tagliagole che volevano sopprimerloCon lui andò poi in Mozambico da Cornelliuson, l’amico di Donald che divenne anche suo amico, la cui recente morte del figlio aveva ridotto in uno stato pietoso. Da lì si spostarono in Niger e stavolta, grazie a lui o meglio al suo amuleto, furono rimessi in libertà dalla gendarmeria aeroportuale; infine al castello di Panerula, dove adesso stava rientrando dopo una salutare camminata. Senonché appena varcato il portone di accesso, nel vedere Michael con il volto pallido e contratto, non ci mise molto a capire che doveva essere accaduto qualcosa di molto grave. 

continua... 

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