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Visualizzazione dei post con l'etichetta nazioni unite

Violenza sessuale, il lato oscuro della carestia

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Diversamente da quanto faccio, stavolta riprendo per intero l'articolo apparso su Inter Press Service , lo ritengo davvero molto significativo per come stanno andando le cose tra le donne, nel paese più martoriato del mondo. Quando Aisha Diis (non è il suo vero nome) con i cinque figli ha lasciato la sua casa in Somalia per fuggire dalla devastante carestia che ha colpito la regione, non poteva conoscere i pericoli del viaggio, né immaginare che sarebbe stata vittima di violenza. Diis ha lasciato il suo villaggio di Kismaio, a sud-ovest della capitale somala Mogadiscio, lo scorso aprile, diretta al campo profughi di Dadaab, nella provincia nord-orientale del Kenya. " Viaggiavo in gruppo con diverse altre donne e bambini, ma in quattro venivamo dallo stesso villaggio, ed eravamo legate come una famiglia. Lungo la strada ci siamo fermate per preparare un tè, perché i bambini erano molto stanchi e affamati. Una di noi è rimasta indietro con i bambini e io sono andata c

Siria, a quando l'intervento militare?

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Sebbene la comunità internazionale tentenni, l'intervento militare in Siria non è una possibilità remota. Lo ipotizza il ministro degli esteri britannico, dando voce ad una situazione che è degenerata oltre ogni limite e ha fatto si che dopo l'Italia, anche la Germania chieda l'intervento delle Nazioni Unite. Anche la Russia, il cui veto, unito a quello della Cina, ha sin qui impedito che le nazioni Unite adottassero una risoluzione più ferma nei confronti di Bashar al Assad, ha fatto sentire la sua voce definendo inaccettabile l'uso della forza contro i civili.  Il giorno dopo il massacro di Hama ,  avvenuta alla vigilia del Ramadan , dove i carri armati sono entrati all'alba sparando 4 colpi al minuto travolgendo uomini e barricate, e dove le migliatrici hanno falciato la folla lasciando a terra anche donne e bambini, la situazione sta portando il paese alla guerra civile. Hama , città simbolo della rivolta siriana e già teatro nel 1982 di una cruenta r

Somalia: le strade della morte

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Ritorniamo su questo argomento perchè è davvero  inconcepibile che tutto ciò accada nel XXI secolo. Il mondo non può permettersi di stare a guardare quello che accade nel Corno d'Africa , dove la carestia che ha colpito la regione si aggrava sempre più. Ieri a Roma Josette Sheeran, direttore esecutivo del United Nations World Food Programme (PAM) ha detto in una conferenza stampa che la combinazione di catastrofi naturali e conflitti regionali ha colpito più di 12 milioni di persone. Tutti i centri in grado di distribuire cibo sono sopraffatti e il campo di Dadaab in Kenya, che è stato costruito per 90.000 persone ora ne ospita 400.000. Vogliamo verificar e, dice la Sheeran, che le forniture sono presenti lungo la strada, perché alcune di queste stanno diventando le strade della morte, dove le madri si trovano a dover abbandonare i loro figli che sono troppo deboli per affrontare il viaggio o che sono morti lungo la strada. I più colpiti, come sempre, sono donne bambini,

Una carestia senza precedenti infierisce sul Corno d'Africa

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Una grave siccità , la più grave degli ultimi 60 anni, secondo le Nazioni Unite, ha colpito due regioni della Somalia meridionale, il Bakool meridionale e Lower Shabelle. Entrambe le regioni sono sotto il controllo dei militanti di Shebab, legato ad Al-Qaeda, che ha concesso l'ingresso degli aiuti umanitari. Le Nazioni Unite hanno dichiarato lo stato di carestia in Somalia, con molte altre regioni a rischio nei prossimi mesi nel Corno d'Africa a causa della siccità che colpisce più di 10 milioni di persone. Migliaia di somali sono fuggiti per cercare rifugio nella vicina Etiopia e Kenya, dove nel solo campo profughi di Dadaab, il più grande al mondo, ne arrivano 1400 al giorno. Attualmente Dadaab ospita circa 380.000 persone, quattro volte in più della sua capacità originale. La fame sta minacciando quasi 4 milioni di persone, soprattutto bambini. Ogni giorno ne muoiono 6. Servono oltre un miliardo di dollari per far fronte alla carestia. I paesi colpiti in tutta la r

Sudan: mentre arrivano i Caschi blu il padre padrone al-Bashir va a Pechino

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Finalmente è arrivata l' urgente risposta internazionale alla questione del sud sudan che attendevamo sin dall0 scorso post ! A poche ore dall'approvazione da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di dispiegare una forza peacekeeper con 4.200 caschi blu nella regione di confine contestato di Abyei, dove la ricchezza del petrolio è alla base del conflitto tra Nord e Sud Sudan, e dove tra pochi giorni (il 9 luglio) i due contendenti si separeranno, come  deciso da un referendum popolare... il padre padrone del Sudan Omar al-Bashir, su cui spicca un mandato di cattura della Corte penale internazionale (CPI) dell'Aia, per i presunti crimini di guerra e crimini contro l'umanità nella regione sudanese del Darfur, è corso a Pechino con un giorno di ritardo, per ricevere istruzioni sul da farsi. Il Nord e il Sud Sudan rivendicano entrambi la regione di Abyei a causa delle sue risorse naturali. La Cina rimane il principale investitore in ricerca petrolifera e

Costa d'Avorio: intervento armato dell'Onu

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La situazione in Costa d'Avorio sta precipitando e dopo quello libico si sta aprendo un altro fronte di guerra in uno dei paesi più ricchi di risorse naturali dell'Africa, tra cui il cacao (esporta il 40% di cacao prodotto nel mondo), diamanti, petrolio , manganese, ferro, cobalto, bauxite, rame...  Sconvolto da una guerra civile che conta già centinaia e centinaia di vittime, quasi tutti civili, voluta principalmente da Laurent  Gbagbo , il presidente che non vuole lasciare il suo posto nonostante la pesante sconfitta alle elezioni del 28 novembre (l'80% dei voti è andato all'altro contendente Quattara), il paese si avvia ad assistere ad un nuovo intervento militare in Africa.  Al momento Gbagbo controlla ancora la tv, e ne approfitta per farsi vedere determinato, invitando inoltre i civili a formare uno scudo umano intorno al (suo) palazzo presidenziale.  Gia nei giorni scorsi i suoi uomini, sguinzagliati per le starde in scontri casa per casa, sono stati a

Diritto all'acqua per gli indiani d'America

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Più del 10 per cento della popolazione degli indiani d'America non ha accesso all'acqua potabile pulita o allo smaltimento delle acque reflue di sicurezza, ha detto un funzionario Onu .   " Richiedo un azione legale per cambiare lo stato delle tribù non riconosciute e denuncio per consentire a tutti gli indiani americani di guadagnare il rispetto, i privilegi, la libertà religiosa e il diritto alla terra e all'acqua per cui  sono autorizzati " ha precisato l'esperta sulla questione dei diritti umani collegati all'acqua , la portoghese Catarina de Albuquerque . A seguito di uno studio effettuato negli Stati Uniti, la de Albuquerque ha riscontrato che almeno il 13 per cento della popolazione degli indiani d'America non ha accesso all'acqua potabile o allo smaltimento delle acque reflue. Ciò è in forte contrasto con l0 0,6 per cento riportato da altre famiglie. " L'accesso all'acqua e ai servizi igienici ", ha dett

Libia: almeno questo, noi italiani sappiamo farlo bene!

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Mentre gli USA tentennano nell'applicare la " no fly zone ", anche perchè bisognerebbe neutralizzare l'artiglieria antiaerea libica - e questo varrebbe già come un'azione militare, c'è il timore di far sprofondare la Libia nel caos trasformandola in una gigantesca Somalia.  Da Il Cairo i ministri degli esteri della Lega Araba avvertono che nessun intervento straniero sarà tollerato ma si potrebbe applicare una zona d'intermediazione aerea in Libia assieme all' Unione africana. Intanto navi da guerra di vari paesi occidentali si dirigono verso la Libia. Tra esse, 3 navi americane, il  cacciatorpediniere USS Barry , attualmente nella parte sud occidentale del Mediterraneo, e le navi d'assalto anfibio degli Stati Uniti  la USS Kearsarge (nell'immagine) e la [USS] Ponce che hanno raggiunto il Mediterraneo attraverso il Canale di Suez per posizionarsi al largo delle coste libiche - compresa la sua capitale , Tripoli.   Più di 200 anni

Haiti: in arrivo la tempesta tropicale Tomas

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Ad Haiti , nel paese più povero dell'emisfero occidentale, dove la denutrizione è sempre stata una piaga, e dove gli eventi naturali non scarseggiano, per coloro che sono riusciti miracolosamente a sopravvivere al terremoto di gennaio, è giunta l'ora di fuggire dal l'accampamento, dove, con l'avvento della la tempesta tropicale Tomas , potrebbe verificarsi un ulteriore disastro naturale.  Nell'a ccampamento Corail sulle colline a nord di Port-au-Prince donne e bambini stanno fuggendo prima che Tomas si abbatta sui bersagli più facilmente colpibili lungo il suo percorso.  Basta guardare le cicatrici sulla collina per comprendere il motivo dell'evacuazione: molti alberi, che facevano da argine ad eventuali frane e inondazioni provocate dalle forti piogge, sono stati tagliati per fare carbone da legna. Adesso non c'è quasi più niente ad attutire la forza distruttiva di una tempesta più cattiva. L'accampamento Corail è troppo esposto al vento e potre

Artico: una disputa territoriale nella legalità?

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Un quarto delle risorse mondiali di petrolio e gas si ritiene si trovino sotto l'Oceano Artico.  Russia, Norvegia, Canada, Danimarca e Stati Uniti hanno già rivendicato i loro diritti sul territorio della regione, le cui risorse stanno diventando rapidamente accessibili a causa del progressivo scioglimento dei ghiacciai che stanno restringendo la calotta polare. La corsa per l 'Artide si concentra su una catena montuosa sottomarina conosciuta come Lomonosov Ridge , su cui la Russia ne rivendica i diritti. A tal riguardo, nel 2001, Mosca ha presentato una rivendicazione territoriale presso le Nazioni Unite che è stata respinta a causa di mancanza di prove.  Nel cercare le prove che servivano, tre anni fa, una spedizione russa ha piantato una bandiera di titanio sul fondale sotto il Polo Nord, in un gesto simbolico delle ambizioni di Mosca.   Anche Canada e Danimarca si sono adoperate nel fare i loro rilevamenti, che saranno poi inviati alle Nazioni Unite.  

La Conferenza sul clima di Cancun sarà deludente?

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Sebbene mancano circa tre mesi alla Conferenza Onu sul clima che si terrà a Cancun il prossimo dicembre, e che vedrà riuniti i rappresentanti di imprese, governi, ONG, mondo accademico e società civile di tutto il mondo per riaccendere il dialogo internazionale sul clima, l'aria che si respira già da un pezzo tra le varie delegazioni mondiali, Cina e India in testa, non è certo tra le migliori. Per molti, la Conferenza sul clima sarà un vertice di soldi, non di un accordo giuridicamente vincolante. Forse al COP16 che prenderà il via nella ridente località messicana si potrà ancora produrre una manciata di accordi significativ i anche se non verrà sfornato alcun trattato legalmente vincolante sul riscaldamento globale.  Christiana F igueres , responsabile della convenzione Onu sul cambiamento climatico , ha detto che si aspettava qualche sviluppo nei trasferimenti di tecnologia verde alle nazioni in via di sviluppo "attraverso la formazione di un meccanismo che av

Referendum in Sudan: una bomba a orologeria

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Il referendum per l'indipendenza del Sud Sudan, come ha detto di recente Hillary Clinton, è una " bomba a orologeria ".  Il voto è atteso per il 9 gennaio ma forti inquietudini ammantano di drammaticità questo storico evento che potrebbe dare l'indipendenza al Sud del Sudan, il quale sembra non essere ancora pronto ad affrontare una situazione che potrebbe sfociare in una guerra civile, visto i grandi interessi che intercorrono nel più grande stato africano. Il segretario di Stato Usa chiamando a raccolta i leader sudanesi e internazionali ha detto loro di fare di più per preparare meglio le elezioni.   Il referendum è stato parte di un accordo di pace del 2005, da quando cioè si è posto fine a due decenni di cruento conflitto tra il nord e il sud ricco di petrolio.   Hillary Clinton ha osservato che il nord non è affatto ben disposto alla prospettiva di perdere la sua quota di proventi del petrolio del sud, e ha suggerito ai leader del sud di prepararsi a

Energia verde: chi va piano va lontano.

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Per il secondo anno consecutivo, negli Stati Uniti e in Europa, il mercato dell'energia verde ha superato le fonti convenzionali come il carbone, gas e nucleare, secondo quanto riferito dalle Nazioni Unite in un duplice rapporto sul programma United Nations Environment Programme and the Renewable Energy Policy Network for the 21st Century ( REN21 ). Nel 2009 , le fonti rinnovabili hanno rappresentato il 60 per cento di nuova capacità produttiva installata in Europa e più del 50 per cento negli Stati Uniti. Per questo anno e il prossimo, gli esperti delle Nazioni Unite prevedono che il mondo, nel suo complesso, aggiungerà ulteriori capacità per la fornitura di energia elettrica da fonti rinnovabili. A livello globale, nel 2009 sono state installate circa 80 gigawatts (GW) di nuove capacità da energia rinnovabile. I due rapporti, rilasciati dal direttore esecutivo dell 'UNEP Achim Steiner e e Mohamed El-Ashry , Cattedra di REN21 : " Global Trends in Sustainable

Bolivia: discendenti degli Incas vogliono un risarcimento per i ghiacciai che si sciolgono

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Gli abitanti di un villaggio boliviano vogliono un risarcimento per i ghiacciai che si sciolgono. Per gli Incas e la maggior parte delle civiltà andine, le montagne innevate erano divinità da essere onorate, in quanto fornivano l'acqua. Ma ora sembra che questi dèi stanno perdendo i loro poteri.  I ricercatori dicono che i ghiacciai si stanno ritirando in maniera drammatica attraverso le Ande a causa delle temperature in aumento. Nel piccolo villaggio di Khapi, sotto gli splendidi - e ancora coperti di neve - Monti Illimani, il senso di ansia è profondo. L'idea, appoggiata dal presidente della Bolivia Evo Morales , è nata nel piccolo villaggio. Perché coloro che sono la causa dello scioglimento della neve e del rallentamento delle acque debbono essere giudicati da una corte internazionale di giustizia ambientale. "Siamo molto preoccupati perché noi non abbiamo l'acqua" , dice Max, un anziano Aymara Indian che mastica foglie di coca e parla con un

PeePoo, il sacchetto igienico per le bidonville del mondo

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Si chiama PeePoo , ed è un prodotto di alta tecnologia che potrebbe aiutare a raggiungere uno degli Obiettivi del Millennio che le Nazioni Unite si sono prefissati: dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone senza un accesso sostenibile all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari.  La mancanza di servizi igienici porta inevitabilmente a contaminare le acque dolci e le acque sotterranee. Feci umane contengono virus, batteri, vermi e parassiti, che uccidono e colpiscono le persone con malattie gravi.   Nel mondo, a causa dell'acqua contaminata, muore un bambino ogni 15 secondi.   Sinora i progressi verso il raggiungimento dell'obiettivo del Millenio sono stati piuttosto lenti o addirittura negativi. Il problema è la rapida crescita del numero di persone che vivono in pessime condizioni igienico-sanitarie nelle baraccopoli e nelle bidonville di tanti paesi, per lo più africani. In aiuto, forse, giunge l'invenzione di un architetto e professore di S

Riscaldamento globale: una partita da vincere

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La grande sfida che l’umanità si trova ad affrontare in questo XXI secolo consiste nel vincere la partita sul riscaldamento globale, per preservare le future generazioni e far ritornare il pianeta Terra a respirare senza troppi affanni, perchè se alcune cause sono di origine naturale molte altre sono di origine umana. Il futuro del pianeta è a rischio e di tempo per correre ai ripari n’è rimasto poco, questo è quanto ha detto Obama ieri all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in corso al Palazzo di vetro , mentre Ban Ki-moon denuncia la lentezza glaciale dei negoziati per arrivare ad un trattato internazionale che vada a sostituire l’ormai obsoleto Protocollo di Kyoto . Anche la Cina interviene nel dibattito, dicendo di essere disposta a fare la sua parte. Gas a effetto serra, deforestazione ed inquinamento dipendono anche dallo sviluppo economico. Quei Paesi come la Cina che costruiscono numerose centrali a carbone potrebbero usare energia verde per non aumentare l’anidrid

7 miliardi di alberi piantati nel mondo, grazie a Billion Tree

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In attesa dell'appuntamento di Copenaghen , dove il prossimo dicembre si terrà la conferenza sul clima, al Palazzo di Vetro di New York ha preso il via oggi un pre-vertice, che si svolge a margine dell'Assemblea generale dell' On u, organizzato dal segretario generale Ban Ki-moon , a cui partecipano oltre 120 capi di stato e di governo. I riflettori sono puntati sulla Cina , dove il presidente Hu Jintao, attraverso il vice ministro degli Esteri He Yafei, ha fatto sapere che il suo Paese lancerà un segnale positivo sulla volontà di contenere le emissioni di gas inquinanti. La conferenza odierna e il vertice G-20 di Pittsburgh , in agenda il 24 e 25 settembre, si propongono di aumentare la pressione su Stati Uniti ed altri paesi industrializzati, affinche' si impegnino a ridurre le emissioni di gas serra e forniscano ai paesi in via di sviluppo il denaro necessario ad imprimere una svolta alle proprie economie energetiche, basate sul carbone e sulla deforest

Il secolo del dragone

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Ma quale dragone, è diventato un formicone! PRIMA PARTE Il XXI secolo , nel quale siamo da non molto addentrati, riserverà certamente molte sorprese all'umanità. Non è un caso che proprio all'inizio del secolo ci sia stato l 'undici settembre , il quale in un certo senso, sta a rappresentarne il declino della potenza americana. Da allora, la cosa che più è balzata agli occhi, è stata (e sarà per molto tempo) la predominanza sempre più massiccia dei cinesi sull'economia globale (possiede oltre un trilione di dollari di debito pubblico americano) , nonchè il loro incessante e mostruoso rifornimento di risorse naturali, specie, dall' Africa, di cui sono i secondi consumatori al mondo di petrolio. Come fanno le formiche operaie che procacciano il cibo per l'inverno alla comunità, così la Cina fa grandi provviste nel continente nero, ripagandolo con la costruzione di nuove strade, scuole, finanziamento di numerosi progetti, offerte di credito per tutto il contine

Circolo polare artico: una questione molto intricata

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Il Circolo polare artico si sta sciogliendo e già da qualche tempo stanno sorgendo le prime avvisaglie su chi potrà sedere leggittimamente al tavolo posato sull'immenso deposito di gas e petrolio racchiuso in uno dei più incontaminati e fragili ecosistemi del pianeta. Adesso, che l'aumento delle temperature dipenda dal ciclo dei 1500 anni o dalla sconsideratezza umana, una cosa è certa, lo scioglimento dei ghiacci polari ha reso l'Artico più accessibile alle rotte commerciali navali, per cui ora sono in molti, paesi, multinazionali, comandi militari a sentirsi in dovere di rivendicare la competenza nel proprio settore. Gli interessi economici sono enormi ed anche la Nato , con una presenza militare, vorrebbe metterci lo zampino. Poiche gli sviluppi di quanto sta accadendo nell'Alto Nord richiedono un attento e costante esame, la regione è d' importanza strategica per la Nato e per la sicurezza dei suoi alleati. Lo U.S. Geological Survey valuta in 90 miliardi di