Referendum in Sudan: una bomba a orologeria

Il referendum per l'indipendenza del Sud Sudan, come ha detto di recente Hillary Clinton, è una "bomba a orologeria". 

Il voto è atteso per il 9 gennaio ma forti inquietudini ammantano di drammaticità questo storico evento che potrebbe dare l'indipendenza al Sud del Sudan, il quale sembra non essere ancora pronto ad affrontare una situazione che potrebbe sfociare in una guerra civile, visto i grandi interessi che intercorrono nel più grande stato africano.

Il segretario di Stato Usa chiamando a raccolta i leader sudanesi e internazionali ha detto loro di fare di più per preparare meglio le elezioni.
 

Il referendum è stato parte di un accordo di pace del 2005, da quando cioè si è posto fine a due decenni di cruento conflitto tra il nord e il sud ricco di petrolio.
 

Hillary Clinton ha osservato che il nord non è affatto ben disposto alla prospettiva di perdere la sua quota di proventi del petrolio del sud, e ha suggerito ai leader del sud di prepararsi a fare alcune concessioni con il nord, se vogliono stare certi di evitare altri anni guerra.
 

Il Sud del Sudan, ricco di petrolio e minerali, dove la maggior parte della popolazione è cristiana o segue le religioni tradizionali, è già semi-autonomo ed è gestito dai ribelli dell'ex SPLA (sudan People's Liberation Army) , che hanno combattuto i musulmani di lingua araba del nord fino al 2005.
 

E' chiaro che la sua indipendenza porterebbe ad un grande disiquilibrio nella regione, anche per quanto riguarda le questioni idriche, la cui disputa sulle acque del Nilo è anch'essa piena di insidie.

Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che vede nella riunione "un veicolo molto importante per focalizzare l'attenzione internazionale" sul referendum in vista degli ultimi critici 100 giorni prima del voto, parteciperà a una riunione speciale delle Nazioni Unite sul futuro del Sudan, il 24 settembre. Così ha annunciato l'ambasciatore alle Nazioni Unite, Susan Rice.
 

Ci sono stati numerosi avvertimenti che la regione, una delle zone meno sviluppate del mondo, non è ancora pronta a tenere il referendum. La registrazione degli elettori non è ancora iniziata, e la questione su "a chi sarà consentito votare" non è stata presa. Tuttavia, la scorsa settimana le due parti, dopo mesi di serrati incontri, hanno finalmente trovato un accordo su quale ente potrebbe avere l'incarico di organizzare il referendum.
 

"Di tempo n'è rimasto poco. Collaborare insieme a questo referendum sarà difficile", ha detto Hillary Clinton, dopo aver tenuto un discorso sul tema del Council on Foreign Relations. "Ma il vero problema ci sarà quando l'inevitabile sarà accaduto e il referendum sarà passato e il sud avrà dichiarato la propria indipendenza. Cosa ne sarà dei proventi del petrolio?" se oggi fornisce il 98% del bilancio nazionale?

Dubbi, incertezze, timori danno il segnale di quanto difficoltosa sia questa situazione. Il referendum nel Sudan potrebbero sfociare nella rottura del paese. Oltreciò, un'altra votazione in simultanea avrà luogo nell'area di Abyei, per determinare se unirsi o meno al Sud Sudan, il quale, nel frattempo, ha lanciato un concorso per comporre un nuovo inno nazionale per la regione e ha già preparato il progetto per la capitale, con una
urbanistica e architettura  simile alla forma d un rinoceronte.

Chi vivrà vedrà! 


Immagini: bigthink.com - www.warsintheworld.com

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