L'amuleto della libertà 11 - racconto sul web


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Ora che aveva rintracciato in Mozambico il suo antico rivale, per il quale era riuscito a convincere Fu –Yu a fare di lui una sorta di agente segreto, Yakima non essendo per niente persuaso di avere torto, continuava a sospettare che dietro l’odiosa vicenda di Cornelliuson potesse esserci proprio colui che disprezzava più di ogni altra cosa al mondo. Dalle informazioni ricevute risultava, infatti, che alcuni appezzamenti terrieri nel villaggio del suo povero amico, erano sotto le mire di una società cinese, la cui intenzione era d’impiantare una industria di trasformazione agroalimentare. Sebbene la Mine Ki Woong la si conoscesse come una industria mineraria, probabilmente aveva puntato gli occhi anche altrove. In molti casi la voracità di terra genera una miriade di piccoli e grandi affari sporchi, presentati come mirabolanti investimenti societari per il futuro e gonfiati, all'uopo, di tutto l'orgoglio patriottico possibile. Era davvero un peccato che al posto del grande capo avrebbe dovuto vedersela con il cognato! Rammentava bene il mellifluo HENG Zhou, già al servizio della sua famiglia. Avendolo inviato in Italia a gestire un'attività, a quanto pare lucrosa, la diceva lunga sul modo disonesto di operare del suo nemico giurato. Ripensando alle ignominie subite da lui e dalla sua altezzosa famiglia, gli venne una gran voglia di entrare subito in azione. Tuttavia non aveva ancora deciso di parlare all’amico professore di quello che aveva in mente di fare. Di certo avrebbe cercato di dissuaderlo. Donald conosceva poco del suo passato e lui non ne parlava mai volentieri. L’unico al quale aveva raccontato il vero motivo della sua fuga dalla Cina era stato Fu –Yu, il capo della congregazione cinese. Dovette farlo poiché era il solo modo per potersi mettere sulle tracce di colui che aveva rovinato la sua vita.

Decise di fare due passi per schiarirsi le idee. Vicino al portale d’ingresso trovò Michael indaffarato a riparare una vecchia bicicletta. «Tua?», gli chiese, fermandosi accanto a lui.  
«Si! Regalo del professor Truman per me e Omar», disse con l’inconfondibile suo vocione, alzando lo sguardo su di lui. «L’aveva in magazzino da anni.»  
«Tu sei del Madagascar ?» gli chiese tornando con la mente a HENG Zhou e al suo magazzino di oggetti pregiati.  
«Si, di Kiranomena, un paesino di montagna a 300 chilometri dalla capitale». 
«Antananarivo!» 
«Si! » 
«C'è tanto palissandro in tua isola? ».  
«Eccome, il Bois de Rose!», disse in francese alzandosi, pulendosi le mani con un panno. «Un albero di piccole dimensioni con il legno che odora di rosa… », soggiunse, sorridendo. «E’ un legno molto costoso... ci fanno anche le chitarre e ci estraggono una essenza per profumi». 
«Ed è tanto cercato palissandro su tua isola?» s’informò Yakima curioso.  
«Oh si, molto! Da tanto tempo molti legni di palissandro ed ebano sono stati saccheggiati dalle foreste del Madagascar », disse, confermando di conoscere l'argomento. «Alberi del genere non hanno futuro nel mio paese... Lo sfruttamento del legname è fuori controllo e poi è una minaccia per la loro sopravvivenza...», soggiunse amareggiato, consapevole di quanto sia costato al suo paese il commercio illegale, che in un certo senso aveva influito sulle sue scelte di vita.  
«Già! », fece Yakima rabbuiato in volto, pensando a quanto la povertà, la corruzione e la cattiva governance abbiano favorito il saccheggio del legname prezioso. Salutò Michael con un buffetto sul viso e uscì dal castello. 

La sera nella sala mensa c’era un’atmosfera triste. Il soggiorno estivo era finito e l’indomani gran parte di loro avrebbero lasciato il castello, delusi soprattutto di non essere riusciti a portare avanti la loro ricerca su internet. Ma la disgrazia di Cornelliuson aveva finito col togliere loro ogni traccia di entusiasmo. 

Il professor Echos, a differenza di altre volte, non sembrava nella serata giusta per fare discorsi di commiato, anche se agli occhi della signorina Evelyn Martin, erano diversi giorni che pareva essere cambiato. Ma se la cavò ugualmente augurando a tutti un avvenire radioso, specialmente per coloro che avessero occupato il tempo impegnandosi nelle questioni ambientali. Poi, visto che si sarebbe dovuto alzare presto, in quanto si era accordato con Yakima che sarebbero partiti insieme per Roma, preferì andarsi a riposare. 

continua (ultima parte)...


Immagine:  Ceppo di albero di palissandro nel parco nazionale di Marojejy, Madagascar

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