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Animali marini muoiono in Perù: colpa di El Nino?

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Centinaia di uccelli e delfini sono stati trovati morti lungo la costa del Perù, ed ora i funzionari del governo sono in cerca delle cause. Le morti di massa hanno avuto luogo sullo sfondo del riscaldamento oceanico nella regione. Almeno 1.200 uccelli, soprattutto pellicani, sono stati trovati morti nelle ultime settimane lungo un tratto di costa del Pacifico nel nord del Perù. Nella stessa zona, negli ultimi mesi sono stati visti morìire anche circa 800 delfini. I funzionari hanno raccomandato alle persone di tenersi lontane dalle spiagge. Secondo il ministero dell'agricoltura, test preliminari su alcuni pellicani morti indicano nella malnutrizione una delle cause. " Stiamo partendo dall'ipotesi che è perché gli uccelli sono giovani e sono incapaci di trovare cibo a sufficienza per se stessi, e anche perché la temperatura del mare è aumentata e le acciughe si sono spostate altrove, " ha detto a Reuters il vice ministro dell'Agricoltura Juan Rhei

Uragani prossimi venturi: il segreto più custodito

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Da diversi anni le condizioni climatiche mondiali stanno modificandosi senza alcuna ragione apparente se non quella di attribuirne le cause al riscaldamento globale. Ad oggi, purtuttavia, molti scienziati del clima non trovano punti d'accordo con altri colleghi sul perché si verificano condizioni meteo sempre più ad alta intensità. Sembra che uno dei segreti più custoditi presso il Climate Prediction Center è la previsione della pre-stagione atlantica degli uragani. Esce il 24 maggio di quest'anno, e non un giorno prima. L'agenzia tace fino ad allora. Il segreto è un ordine dato dagli alti vertici del National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), ed è non solo per l'effetto drammatico. L'agenzia sa che gli uragani sono in grado di influenzare i mercati dei futures e del settore assicurativo. Da quanto trapela negli ambienti meteorologici si che da quest'anno il passaggio de La Nina e El Nino potrebbero alterare profondamente i modelli di tem

Clima: gli scienziati prevedono tempeste future più intense

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Secondo la tradizione, tempeste come la tempesta tropicale Lee si suppone accada, forse, una volta ogni 100 anni. Tuttavia, nel momento in cui si verificò questa tempesta, appena 10 giorni dopo si scatenò un'altra potente tempesta, l'uragano Irene, tant'è che la popolazione del nordest della Pennsylvania, che ne fu colpita, si chiese se i modelli meteorologici erano cambiati. Oppure, se si trattava solo di sfortuna. Il gruppo di esperti dell' Intergovernmental Panel on Climate Change composto, tra l'altro, da un gruppo di scienziati vincitori del Premio Nobel provenienti da ogni parte del mondo, dicono che molto probabilmente le  forti precipitazioni diventeranno più frequenti in tre aree del globo: le regioni polari, i tropici e le medie latitudini del nord in inverno. Il rapporto del Intergovernmental Panel on Climate Change , pubblicato il 28 marzo, è stato scritto da 220 scienziati provenienti da 62 paesi e si occupa di gestire i rischi da eventi meteor

Stati Uniti: i Navy SEALs si armano per contrastare i cambiamenti climatici

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La politica climatica può essere un campo minato su Capital Hill, ma il Pentagono vede le responsabilità di un genere differente nel cambiamento di clima. Nel 2010 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha identificato il cambiamento climatico e la sicurezza energetica come "importanti vulnerabilità militari", facendo notare che il cambiamento climatico, in particolare, è un " acceleratore di instabilità e di conflitti" . Era la prima volta che il Pentagono affrontava le questioni climatiche in un documento di pianificazione globale. Solomon Hsiang, ricercatore che studia le risposte sociali ai cambiamenti climatici all'Università di Princeton, assieme ai suoi colleghi hanno determinato che la tensione sociale ha un 6 per cento più di probabilità di degenerare in guerra durante i periodi di attività di El Niño, che tende a portare a siccità ed a eventi meteorologici estremi, come cicloni e inondazioni, aumentando finanche i conflitti civili. Inoltr

Pronto il lancio del satellite meteorologico per lo studio del clima

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E' pronto sulla rampa di lancio del Vandenberg Air Force Base per essere lanciato domani nello spazio il satellite meteorologico di nuova generazione. La NASA si sta preparando al lancio del suo nuovo satellite di osservazione della Terra , un veicolo spaziale pioniere che sarà il primo a fare osservazioni sia a breve termine sulle previsioni del tempo e sul monitoraggio a lungo termine del clima . Il razzo ausiliario United Launch Alliance Delta  II  è previsto che salti fuori dal Space Launch Complex-2  tra le 2:48 e le 2:57 a.m. Il satellite, in realtà chiamato NPOESS Preparatory Project , è nato come una navicella spaziale di ricerca su  proposta del National Polar-orbiting Operational Environmental Satellite System (NPOESS) , per combinare  satelliti meteorologici militari e civili che hanno operato separatamente per 40 anni. Per il lancio dovrà cooperare anche  Madre Natura . Le previsioni attuali richiedono zero probabilità di   violare il c

Il ritorno de La Nina

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Devastata e piegata dalle alluvioni che da mesi l'affliggono, la Colombia fa i conti con le vittime ma soprattutto guarda alle migliaia di sfollati. Le piogge torrenziali che hanno colpito le cittadine vicino alla capitale Bogotà non accennano a fermarsi. I fiumi in piena hanno travolto case, distrutto ettari di terreni agricoli, e costretto i residenti a stare in rifugi di fortuna. Per non parlare poi del tornado che ha colpito St. Louis , Missouri, che ha mostrato la sua potenza devastante soprattutto all'aeroporto, quando una forte tempesta ha scardinato un aereo dal suo alloggiamento, sollevando in aria il tetto del terminal, facendo diventare come schegge impazzite le lastre di vetro che facevano da copertura.  E' solo l'ultimo di un numero record di tornado che hanno colpito tutto il Paese in questo mese, per non parlare di siccità storiche e incendi in Texas, freddo record a Seattle e neve e  inondazioni nel Middle West... Ma questo è anche l'anno d

Un clima impazzito su metà del pianeta

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Nel giro di due settimane un clima impazzito ha inferto duri colpi su metà del pianeta. Maltempo e caldo infernale si dividono l'Europa, con piogge torrenziali e forti venti che hanno colpito il cuore del vecchio continente, inflingendo danni enormi, con decine tra morti e dispersi e migliaia di sfollati.  A Bogatynia , nel sudovest della Polonia, per i vigili del fuoco, la situazione è apocalittica. E' la terza calamità e alluvioni in quattro mesi per la Polonia.  La Boemia è colpita da disastrose inondazioni. Nella sassone Goerlitz le acque del Nessie sono salite di sette metri, il massimo livello mai registrato. Nel 1981 era arrivato a 6,70 metri. Per i meteorologi le perturbazioni che stanno interessando l'Europa tendono ad allontanarsi, con un graduale miglioramento per ferragosto In fiamme invece mezza Russia, che sta vivendo la peggiore calura degli ultimi 1000 anni. Per fortuna le fiamme dell'apocalittico incendio vicino le centrali nucleari sono state

Sarà un 2010 molto ma molto caldo?

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Due diverse fonti di dati della temperatura - il National Climatic Data Center e la NASA - riportano il 2010 è l'anno più caldo mai registrato. Il National Climatic Data Center (NCDC ) riferisce che la temperatuta media della Terra combinata con la temperatura media della superficie oceanica da gennaio ad aprile era di 56 gradi, di ben 1,24 gradi sopra la media del ventesimo secolo. El Nino , l'anomalia atmosferica, che consiste in un forte ma naturale riscaldamento delle acque superficiali nella fascia tropicale dell'Oceano Pacifico, al largo di Ecuador e Perù, e che dispensa inondazioni e cicloni ad alcuni, e siccità e incendi ad altri, è in parte responsabile dell'insolito calore. Anche il NASA's Goddard Institute for Space Studies ( GISS ) riferisce che finora il 2010 è il più caldo degli ultimi 131 anni.   Sia il National Climatic Data Center che la NASA hanno utilizzato dati risalenti al 1880. Il mese scorso, la NASA ha pubblicato un rapp

La Nina... questa terribile sconosciuta.

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Sulla scia di El Nino , che quest'anno si è fatto sentire con piogge eccessive in Brasile; con una siccità devastante in un'ampia fascia del sud est asiatico, mettendo a dura prove le economie di una regione, considerata il più grande produttore mondiale di olio di palma, riso e gomma e uno dei principali fornitori di caffè e cacao, ove la scarsità delle precipitazioni ha fiaccato la resa di aziende agricole e piantagioni; distruggendo 500.000 tonnellate di mais nelle Filippine; costringendo la Thailandia, il più grande esportatore di riso al mondo a tagliare d'un 5% la stima della principale coltura del cereale compromesso dalla siccità e dalla diffusione dei parassiti; spaventando l'India, dove anche se El Nino non ha inciso come lo scorso anno, che non aveva visto un fenomeno così devastante da 37 anni , ma lascia tuttora piuttosto scettici gli analisti, che temono una spinta verso l'alto dei prezzi interni e mondiali di cereali, zucchero, semi oleosi e lenti

La fine della pampa di Nazca, dovuta alla deforestazione

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Il misterioso popolo a cui si attribuisce l'incisione dei giganteschi disegni * della pampa di Nazca, che creano figure di strani animali disegnate sull’altopiano, e visibili solo dall'alto, ha causato la sua improvvisa scomparsa per mezzo d'una sequenza di eventi antropici, che hanno portato alla loro "catastrofica" fine attorno al 500 AD. Questo, secondo uno studio dell'archeologo Alex J. Chepstow-Lusty, del French Institute of Andean Studies in Lima, coautore del documento in questione, assieme alla rivista Latin American Antiquity. Sembra che questa teoria sia stata avvalorata dallo studio dei resti di una specie particolare di pianta,il huarango ( algarrobo ) , molto utilizzata da questo misterioso popolo, che li ha rimossi dalle valli per far posto all'agricoltura . Il huarango è un albero che può vivere oltre i 1.000 anni, fissa l'azoto in maniera notevole, ed è stato un importante fonte di cibo, foraggio, legname e combustibile per la p

El Nino 2009, un fenomeno atmosferico che fa paura

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Studi e monitoraggi compiuti attraverso analisi delle maree, satelliti e sistemi informatici fanno temere che, a cavallo tra il 2009 e il 2010, le condizioni climatiche nell'Oceano Pacifico rispecchino quelle del 1997-98, quando El Nino causò danni enormi in mezzo mondo. El Nino è un'anomalia atmosferica, che consiste in un forte, ma naturale riscaldamento delle acque superficiali nella fascia tropicale del Pacifico, al largo di Ecuador e Perù, che dispensa inondazioni e cicloni ad alcuni, ma siccità e incendi ad altri. E' così forte e potente che quando soffia è capace di sconvolgere gli equilibri del pianeta e far rallentare la rotazione terrestre. L'anomalia insorge quando le correnti da sud non intervengono a raffreddare le acque superficiali dell'Oceano, ampliando la zona in cui la temperatura aumenta e contribuendo a invertire la pressione atmosferica tra Asia e Sud America, con forti alterazioni sul clima. Di norma, esso ha una durata d'una ventina di gio

Global warming o global cooling?

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Nonostante le previsioni dell' Ipcc (The Intergovernmental Panel on Climate Change) trovino delle difficolta nell'essere messe in discussione, c'è qualcuno nel mondo che sta fremendo di raccontare alla comunità scientifica internazionale cosa ci sia di vero dietro il famigerato global warming. Egli sosterrà le sue convinzioni in una conferenza che si terrà a Londra alla fine del mese. Piers Corbyn , uno scienziato del Weatheraction , una società specializzata in previsioni meteorologiche a lungo raggio, sostiene, invece, che l'impatto solare di particelle rilasciate dal sole è molto più consistente di quanto sia attualmente accettato, tanto che, secondo lui, sono quasi interamente responsabili di quanto accade alle temperature globali. Se rivelata corretta, questo potrebbe rivoluzionare l'intero argomento. Quello che è veramente interessante in questo momento è ciò che sta accadendo ai nostri oceani. Essi sono grandi accumulatori termici e secondo una ricerca

La Nina e il 2008, l'anno più freddo degli ultimi 12 anni

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In base ad informazioni raccolte in tutto il mondo, la Nasa informa che il 2008 è stato l'anno più freddo dal 2000 in poi, considerando che soltanto nel periodo 1997-2008 si sono registrati i 10 anni più caldi sin da quando hanno avuto inizio le prime rilevazioni delle temperature, nel 1880. Durante la dozzina d'anni che portano al 2000 il caldo è stato particolarmente eccezionale nell'Europa dell'est, in Russia, e in tutta la zona artica, con valori da 1,5 a 3,5 gradi sopra la media. Questo fenomeno di freddo, secondo la Nasa , è attribuibile alla persistenza de La Nina , il quale, a differenza del più noto El Niño, provoca un raffreddamento della temperatura superficiale marina, sfiorando i 4°C in meno rispetto alla norma. Ambedue i fenomeni fanno parte di un'ampia oscillazione termica a cui va sottoposto l'Oceano Pacifico equatoriale con una periodicità variabile tra i 3 ed i 7 anni. Mentre con el Niño gli alisei si indeboliscono e la forte risalita di ac