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La Blue Economy sbarca in Italia

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Ogni azione fatta dalla natura non si pò fare con più brieve modo co' medesimi mezzi. Date le cause la natura partorisce li effetti per i più brievi modi che far si possa. Leonardo da Vinci , Codice Arundel , 1478/1518 Dopo la Green Economy , sulla quale è piombata inesorabilmente la mano di grandi affaristi, in quanto essa richiede alle aziende di investire di più per salvare l’ambiente, nasce per mano di Gunter Pauli , imprenditore e fondatore della rete internazionale di scienziati, studiosi ed economisti ZERI ( (Zero Emission Research Initiative) , la Blue Economy, che lo stesso Pauli ha presentato recentemente a Roma, presso la fondazione Aurelio Peccei,  organizzato insieme a WWF in collaborazione con UniCredit, per spiegare come si può intraprendere il business ad impatto zero. Il suo credo viene snocciolato attraverso il libro che ha scritto, appunto, Blue Economy , che offre una serie di progetti capaci di far uscire il mondo da una crisi economi

Mentre là in centro io respiro il cemento...

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" Mio caro amico" disse, "qui sono nato e in questa strada io lascio il mio cuore! Ma come fai a non capire... E' una fortuna per voi che restate a piedi nudi a giocare nei prati mentre là in centro io respiro il cemento..." Chi non ricorda le parole di questa canzone del lungimirante Adriano Celentano? Sono passati 45 anni da quando Il ragazzo della via Gluck fu cantata al  Festival di Sanremo , dove venne per giunta  eliminata, e oggi il cemento la sta facendo da padrone. Si prevede che la domanda mondiale di cemento aumenterà del 4,1 per cento all'anno fino al 2013. Gli utili saranno alimentati da crescenti investimenti in infrastrutture nei paesi in via di sviluppo e dai migliori mercati nelle aree sviluppate. Il cemento mescolato aumenterà la sua posizione dominante sul cemento portland . Il calcestruzzo preconfezionato rimarrà la presa più a crescita rapida. Ebbene, ogni anno in Italia vengono cancellati dal cemento, che costituisce

Diritto all'acqua per gli indiani d'America

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Più del 10 per cento della popolazione degli indiani d'America non ha accesso all'acqua potabile pulita o allo smaltimento delle acque reflue di sicurezza, ha detto un funzionario Onu .   " Richiedo un azione legale per cambiare lo stato delle tribù non riconosciute e denuncio per consentire a tutti gli indiani americani di guadagnare il rispetto, i privilegi, la libertà religiosa e il diritto alla terra e all'acqua per cui  sono autorizzati " ha precisato l'esperta sulla questione dei diritti umani collegati all'acqua , la portoghese Catarina de Albuquerque . A seguito di uno studio effettuato negli Stati Uniti, la de Albuquerque ha riscontrato che almeno il 13 per cento della popolazione degli indiani d'America non ha accesso all'acqua potabile o allo smaltimento delle acque reflue. Ciò è in forte contrasto con l0 0,6 per cento riportato da altre famiglie. " L'accesso all'acqua e ai servizi igienici ", ha dett

L'alba del nuovo impero - 4

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Quanto sta accadendo in Nord Africa, ma anche nel Medio Oriente e nella penisola arabica, dove la rivolta del popolo ha infiammato le piazze e le strade di molte capitali, è senza dubbio una vicenda epocale di proporzioni  gigantesche che, per la sua imprevedibilità, ha spiazzato l'intera comunità mondiale, oltre che il sottoscritto blogger, impegnato nella stesura de "L'alba del nuovo impero ", da cui però prende spunto per farne, almeno nella prima parte del presente post, il prologo ideale a tutto il discorso che si sta facendo da un po' di tempo. Questa rivolta dei poveri che chiedono dignità e pane, è nata in Tunisia nel momento in cui un giovane ambulante, che vendeva frutta e verdura per le strade col  suo carrettino, si è trovato a dover discutere con dei zelanti tutori dell'ordine, i quali servendosi di regolamenti, multe e vessazioni lo hanno condotto a compiere l'estremo sacrificio, appiccandosi fuoco con  la benzina e morendo così tra atroc

Libia: almeno questo, noi italiani sappiamo farlo bene!

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Mentre gli USA tentennano nell'applicare la " no fly zone ", anche perchè bisognerebbe neutralizzare l'artiglieria antiaerea libica - e questo varrebbe già come un'azione militare, c'è il timore di far sprofondare la Libia nel caos trasformandola in una gigantesca Somalia.  Da Il Cairo i ministri degli esteri della Lega Araba avvertono che nessun intervento straniero sarà tollerato ma si potrebbe applicare una zona d'intermediazione aerea in Libia assieme all' Unione africana. Intanto navi da guerra di vari paesi occidentali si dirigono verso la Libia. Tra esse, 3 navi americane, il  cacciatorpediniere USS Barry , attualmente nella parte sud occidentale del Mediterraneo, e le navi d'assalto anfibio degli Stati Uniti  la USS Kearsarge (nell'immagine) e la [USS] Ponce che hanno raggiunto il Mediterraneo attraverso il Canale di Suez per posizionarsi al largo delle coste libiche - compresa la sua capitale , Tripoli.   Più di 200 anni

Vento a volontà sulle grandi navi da trasporto

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La Cargill Ocean Transportation , un nome importante nel mondo del trasporto commerciale marittimo, ha annunciato che, per ridurre le emissioni di gas serra associate alla spedizione dei suoi prodotti, farà la più grande  installazione di un sistema di propulsione a vento (un grande aquilone) SkySails su una delle sue navi da carico tra le 25.000 e 30.000 tonnellate di portata lorda. L'azienda ha collaborato con SkySails GmbH & Co. KG (SkySails) di Amburgo, in Germania, per installare un aquilone controllato dal computer è progettato per volare a prua della nave, utilizzando il vento per spingere in avanti la nave, riducendo così il consumo di carburante anche del 35 per cento in condizioni climatiche ideali.   L'aquilone misurerà 320 metri quadrati e volerà a prua della nave ad una altezza di 100-420 metri. La sua traiettoria di volo sarà controllata da un sistema automatico, e lo stesso aquilone sarà lanciato e recuperato tramite una torre telescopica attrezzata sul

Che fine hanno fatto le navi iraniane che hanno attraversato il Canale di Suez?

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Chissà, forse avrà un collegamento con la costruzione della linea ferroviaria nel corridoio Europa - Medio Oriente - Asia meridionale di cui ho fatto cenno nel post precedente , il fatto delle due navi iraniane, Khark e Alvand , che hanno attraversato il canale di Suez nei giorni scorsi. Come si sa il Canale è gestito ieri come oggi dalle autorità egiziane, e per la prima volta dopo la vittoria della rivoluzione islamica in Iran del 1979 è stato acconsentito a navi iraniane di attraversarlo, per entrare nel Mediterraneo . Ora le due navi sono attraccate nel porto siriano di Lattakia e secondo il Comandante della Marina Militare iraniana Ammiraglio Habibollah Sayyar, che è in visita ufficiale di sei giorni in Siria a capo di una delegazione di autorità militari, l 'Iran è pronto per la costruzione di frangiflutti, banchine e strutture portuali in Siria. " L'esercito iraniano è in grado di svolgere la cooperazione militare con la Siria in materia di formazione e

Russia, Iran e Azerbaigian: una ferrovia per l'Oceano Indiano

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Nonostante le sanzioni economiche contro l' Iran , la Russia e l 'Azerbaigian non intendono porre fine alla  realizzazione di progetti comuni con il paese. In particolare, questo riguarda la costruzione  di più di 4.500 km di ferrovia, che collegherebbe l'Europa centrale e nord-occidentale con il Medio Oriente e l'Asia meridionale. Questo progetto è una delle priorità dello sviluppo delle ferrovie russe, azere e e iraniane, ed è progettato per garantire il transito di merci provenienti dai paesi scandinavi fino alle coste dell'Oceano Indiano. I colloqui tra Russia, Azerbaijan e Iran sono in corso da 10 anni. Un'altra riunione trilaterale si è tenuta di recente a Teheran. Dopo la riunione, sono stati firmati tre documenti, che porteranno sicuramente ad accelerare l'attuazione del progetto. Vale a dire che le parti hanno concordato di costruire un ramo ferroviario Resht (Iran) - Astara (Iran) - Astara (Azerbaigian). Al fine di attuare questa idea, si pr

Biocarburante dalle alghe: la strada da seguire

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Dal Brasile agli Usa , passando anche per  Venezia, si moltiplicano i progetti che utilizzano le alghe per produrre biocarburanti ecocompatibili.   Un team di ricercatori presso il Rochester Institute of Technology di New York sta utilizzando le  alghe che crescono negli impianti di trattamento delle acque di scarico, estraendone i composti chimici più inquinanti, per ricavarne un biocarburante in grado di ridurre l'inquinamento dei gas di scarico e ripulire le acque da batteri e tossine. Le alghe in questione sono organismi unicellulari, che hanno le caratteristiche giuste per produrre il carburante.   " È dimostrato che le alghe hanno un alta capacità di bioremediation, in particolare verso composti tossici come nitrati e nitriti di cui i nostri fiumi sono pieni e che utilizzano per crescere – spiega Guido Bordignon , ricercatore dell’università Ca’ Foscari di Venezia, appena tornato dall’Antartide, dove si è recato “a caccia” di nuove alghe da studiare. Quest

L'inquinamento atmosferico è una delle principali cause di infarto

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"I medici sono sempre alla ricerca di singoli pazienti - e i fattori di rischio modesto non potrebbe essere importante a livello individuale,  ma se sono prevalenti nella popolazione allora hanno una rilevanza maggiore nella sanità pubblica" Tim Nawrot, Uno studio del dottor Tim Nawrot , della Hasselt University in Belgium, attribuisce all'inquinamento atmosferico, una delle principali cause di infarto.   L'inquinamento atmosferico, in particolare inalare polveri sottili dai fumi del traffico fa aumentare i rischi cardiovascolari e fa scattare gli attacchi di cuore più dell'alcol, delle droghe o di qualsiasi sforzo fisico, sostiene lo studio del dottor Nawrot..   Secondo gli esperti, temi come il sesso, la rabbia, l'abuso di droghe, d'infezioni polmonari possono anche portare ad attacchi di cuore, ma l'esposizione all'inquinamento è il colpevole principale che porta a infiammazioni, accumulo di colesterolo nelle arterie e attacchi di cuore.

Libia: che sarà dopo?

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Pazzesco, inumano, orribile, mostruoso quello che sta accadendo a due passi da noi.   Purtroppo la mancanza di giornalisti rendono le notizie che giungono dalla Libia discordanti e contraddittorie, ma se sono vere quelle che filtrano da più parti, la situazione è del tutto fuori controllo. Si parla di gente dilaniata, senza braccia, senza gambe, senza torace giunta negli ospedali per farsi curare e fatta poi a pezzi dai feroci mercenari provenienti dall'area subsahariana armati di machete, che hanno messo in mostra "l'inferno sulla terra".   Si parla di 10mila morti e di fosse comuni sulla spiaggia di Tripoli, lo documentano alcune immagini raccappriccianti che i telegiornali lasciano scorrere sullo schermo... Insomma, una situazione esplosiva di un mondo che sta aprendo gli occhi con il miraggio d'una vita migliore -si spera - che dovrebbe creare grande preoccupazione alla Comunità mondiale, specialmente a quella europea, divisa dall'area febbricitant

Libia: allarme nel Mediterraneo?

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Sulla tremenda questione libica, che fa capire quanto complicata sia diventata l'area mediterranea, l'Alto Commissario Onu per i diritti umani ha chiesto un'inchiesta internazionale sulla repressione contro i manifestanti antigovernativi, fatta con attacchi sistematici su larga scala che possono equivalere a crimini contro l'umanità. Secondo le notizie il regime, coi suoi battaglioni della sicurezza, controlla ormai solo Tripoli, dove sembra si stiano usando armi pesanti per reprimere le proteste, mentre ad oriente, in Cirenaica, tra Bengasi e Tobruk, la parte tradizionalmente meno favorevole nei confronti di Gheddafi, ma sino all'altro giorno obbediente, spira un vento tribale e sembra avviarsi a diventare una provincia autonoma. Qui si è vicini  all'Egitto, l'altra grande nazione araba su cui si è abbattuto il vento (man mano diventato uragano) dei Gelsomini. Probabilmente è la parte più esposta alle infiltrazioni dell'estremismo islamico, anche maga

Maledetto oro nero

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Dilaga nell'area mediterranea e nel Medio Oriente l'insurrezione dei popoli contro storici regimi autoritari e dittatoriali: dalla Tunisia all'Egitto, dall'Algeria allo Yemen, dal Bahrain alla Libia, dove l'inossidabile "regno" di Gheddafi sta traballando paurosamente.  Proprio in Libia , in particolare a Bengasi in Cirenaica, seconda città del paese, la rivolta sta degenerando. Tantissimi morti, ospedali pieni, un bagno di sangue anche ad opera di crudeli mercenari di colore provenienti dal sud, oltre il deserto, che sparano all'impazzata per le strade e dai tetti dei palazzi di Bengasi e nelle zone costiere. Le immagini in gran parte rubate coi telefonini e affidate a Internet che riescono ad emergere dalla morsa della censura sul bagno di sangue tra i manifestanti in Libia, mostrano l'efferatezza degli scontri e della carneficina tuttora in atto.  In queste ore, in cui si vocifera che il colonello Gheddafi abbia già lasciato il Paese per il