L'amuleto della libertà 2 - racconto sul web


PARTE PRECEDENTE

Ogni metà di giugno, in occasione del consueto "incontro d'estate", il castello si rianima più di quanto accade nel corso dell' "incontro d'inverno" che si svolge tra dicembre e gennaio, durante le feste natalizie. Per buona parte degli studenti, ma sicuramente per quasi tutti i giovani del mondo, l’estate è il periodo dell'anno più indicato per stare assieme e divertirsi, standosene beatamente a conversare all'aria aperta. La sessione estiva, che supera di una ventina di giorni quella invernale, sembra riesca a spronare gli studenti che da qualche giorno stanno affluendo al castello, a partecipare più convintamente alla vacanza studio. Normalmente, questa festosa forma di aggregazione é sintomatica del potere dell'amicizia e del rispetto verso il prossimo, finendo quindi con il fortificare i buoni propositi racchiusi nelle loro rigogliose menti.  
  
Quel giorno l'aula magna era gremita. Tra i ragazzi sembrava prevalere una non ben definita eccitazione dovuta, presumibilmente, alla gioia del rincontrarsi. Non era raro che nel soggiorno estivo nascessero amicizie sincere coltivate nei mesi addietro con l'invio di email, di cartoline o di lettere appassionate. Questo, pur tuttavia, rientrava nella norma ed era quanto mai improbabile che l’euforia fosse generata da ciò. Si poteva pensare che taluni, essendo stati informati anzitempo della gita al Gran Sasso, volessero mantenere per se la notizia, così avrebbero avuto modo di prenotarsi anzitempo, rientrando nel numero dei posti disponibili nella visita in programma in Abruzzo, dove oltre alle bellezze della natura, avrebbero avuto la ghiotta occasione di visitare l’inaccessibile laboratorio del Cern, sotto 1400 metri di roccia dolomitica, laddove vengono condotti esperimenti che hanno a che fare con la caccia al neutrino nel silenzio cosmico. Ma a quanto pare non era neanche questa la ragione della loro esultanza! Senonché, l'elettrizzante interesse doveva avere tutta un'altra motivazione. Difatti, sembra che tutto sia nato la sera precedente per bocca di Mike Jones, il quale aveva raccontato quello che gli era capitato una notte di un mese addietro nella sua bella fattoria del Michigan. Il giovane aveva svelato ai suoi compagni che navigando su Internet si era imbattuto casualmente su una notizia che riguardava il professor Echos. D'altronde si sapeva poco di quello che combinava, se non che le sue missioni, spesso all'insegna di contrasti socio economici in terre sottosviluppate, lo portavano, non di rado, a trovarsi coinvolto in situazioni tutt'altro che piacevoli. Ma neanche questa poteva essere la motivazione della loro allegria! 

L'articolo, apparso sul sito ludekman.com si riferiva all’uranio in Niger: parlava di scorie radioattive, sfruttamento di miniere da parte di un gruppo francese... ma era stata soprattutto la fotografia ad aver attratto la sua attenzione. L'immagine ritraeva il professor Echoswood accanto ad un omone dalla fisionomia orientale, con braccia poderose e un ghigno che avrebbe scoraggiato persino il più incallito dei criminali.  

«Che stupido sono stato a non salvare l'immagine!» si rimproverò Jones mortificato.   

«Potevi farlo l'indomani!»  disse qualcuno dal capannello di giovani formatosi attorno a lui.  

«Ed è quello che ho fatto! Solo che il giorno successivo non ho più ritrovato l'articolo! » rispose sconsolato Jones, sapendo di averla fatta grossa. « Certo, mi è parso strano che sia stato visibile sul web solo per poche ore!»   

«Non è affatto strano!» proruppe Furio, un toscano fiero e impegnato, il quale con certi argomenti pareva andarci a nozze. «Non sono poche le notizie che corrono sul web e poi spariscono nel nulla. Proprio un anno fa, tanto per restare in argomento, avevo letto di scorie radioattive smaltite illegalmente sotto le rotonde agli incroci del mio paese. Ebbene, quando poi andai su Internet per vedere gli sviluppi della vicenda, mi accorsi che l'articolo era sparito. Strano, pensai!»  

«Eh, chissà quante ce ne sono di cose che non vengono mai alla luce perché occultate!» intervenne Margaret, una inglesina piuttosto graziosa, contesa da diversi ragazzi.

«Mi pare di aver letto da qualche parte che, se si mettessero insieme tutti i rifiuti speciali, pericolosi, tossici e non pericolosi prodotti nel nostro Paese, si creerebbe una montagna alta all'incirca come l'Etna » disse come al solito ben informato il giovane Toriello.
  
«… Si... creando un giro d'affari di svariati miliardi di euro di rifiuti speciali, cioè di produzione industriale, spesso rifiuti tossici » aggiunse altrettanto informato Furio Molinari. 
  
«Accidenti!» esclamò Maciste, il più giovane tra gli studenti, il cui nome rapportato alla figura mitologica che lo voleva forte e massiccio, era divenuto uno spasso.
    
«E cosa ci sarebbe stato poi di così sconvolgente su quella fotografia?» chiese in tono sarcastico Alain Rulem, un parigino figlio di banchieri, perennemente in vacanza.
   
«Be', mi sarebbe piaciuto farvi vedere che specie di gigante c'era accanto al nostro professore» disse il giovane. «Avreste dovuto vederlo! Una stazza fuori del comune, una vera muraglia! Al posto delle mani pareva avesse pale d'acciaio capaci di ridurti in un ammasso di carne tritata in pochi secondi. La sua testa poi era così grande che al confronto i Moai di Rapa Nui avrebbero fatto una figura meschina.» 
    
«Esagerato!» fu il commento della signorina Martin nel sentire certe amenità. Sebbene non fosse amata dalla maggior parte degli studenti, per via della sua insopportabile pignoleria, di lei si apprezzava la serietà e il notevole impegno profuso nel lavoro e spettava a lei, in occasioni del genere, preoccuparsi di presenziare l'entusiasta congregazione di accoglienza.   

Anche il professor Truman, seduto come era sua consuetudine all'ultimo posto della fila centrale, rise del parere espresso da Jones. Ma la signorina Martin, che ben lo conosceva, sapeva quanto stesse friggendo dalla curiosità di fare la conoscenza del fenomenale personaggio. Tuttavia Truman pensava ad altro e trovava strano che a tempo scaduto non avesse ricevuto notizie dell’amico Donald. In situazioni analoghe ci s'incontrava almeno un paio d'ore prima per definire le formalità con cui veniva aperto ufficialmente "l'incontro d'estate". Eppure, appena tre giorni addietro, era stato proprio lui ad aver dato per certo la sua presenza. Preso dal bisogno di riflettere si alzò dalla sedia e avvicinandosi alla collega le sussurrò qualcosa all'orecchio, per poi uscire dall'aula. 

Nel frattempo i ragazzi, i quali sino a quel momento si erano informati tra loro circa la vita che avevano condotto negli ultimi mesi, iniziarono col dare segni d'irrequietudine, e in men che non si dica nella sala cominciò a serpeggiare il malumore.  

Chi appariva seriamente preoccupato invece era il giovane africano di origine malgascia, ospite fisso al castello. Truman lo incrociò non appena scese giù dabbasso, uscendo nel cortile adiacente alle cucine. «Ehi Michael! Cos'è quel broncio ?» disse sorridendo, andandogli incontro.   

Michael lo salutò. «Oh, professore! Se quello che ha detto Jones è vero, e se il professor Echos si trova sul serio in Niger… può avere difficoltà per uscire dal paese » disse con aria sconsolata parlando lentamente, poiché soltanto in questo modo rendeva il suo italiano più comprensibile.  

« Cosa te lo fa pensare?» chiese Truman accigliato.   

«Be', se l'articolo parlava di uranio... non c'è da stare allegri professore! Al mio paese l'uranio ha sempre attirato attorno a se brutte storie...»   

« Brutte storie! Che vuoi dire Michael?»   

« Vede professore! Anche al mio paese ci sono miniere di uranio, oltre che di rame, bauxite, piombo, ferro... Queste risorse però hanno destato l'interesse dei corrotti e dei corruttibili, dei politici, funzionari dello stato, militari, multinazionali, persone senza scrupoli... che grazie alle loro malefatte hanno reso la vita dei nativi sempre più complicata e difficile» disse con voce profonda, piuttosto baritonale, esprimendosi alla perfezione. 

«Giàé proprio così Michael! Purtroppo stiamo vivendo il tempo dell'avidità! Se si pensa poi che i giacimenti che esistono vanno sempre più scarseggiando, ecco che si capisce perché si creano i presupposti che conducono a situazioni spesso drammatiche... Sei forse preoccupato che il mio amico Donald si sia cacciato in qualche guaio?» disse il docente, guardandolo dritto negli occhi.   

«Oh no, professor Truman! Però sa il Niger non è molto diverso dal Madagascar o dal Congo. Anche lì ci sono corruzione, povertà, avidità, violenza, tante brutte cose...»   
«Hai ragione!» disse tranquillamente Truman. «Ma ora, non stiamo a pensare a cose che ci fanno stare male. Vedrai, tutto si sistemerà e il nostro amato professore presto sarà tra noi, per cui non starti a preoccupare.» Così detto salutò il giovane e s'incamminò per il giardino riflettendo sulla breve chiacchierata. 

In effetti, pensò, di uranio in giro per il mondo ce n'è poco e quello utilizzato proviene quasi esclusivamente dalle vecchie testate nucleari sovietiche, che sta però finendo. Rammentò quanto si era detto in un rotocalco della RAI che si era occupato di argomenti del genere. Si parlava proprio del Niger e di come il governo locale abbia venduto lo sfruttamento delle sue miniere di uranio a società minerarie straniere usando spesso le maniere forti contro tutti coloro che non fossero stati d'accordo. Alla fine però, i risultati di quelle concessioni spesso si traducevano in sfaceli inimmaginabili e conti salati da pagare. Difatti, dopo aver saccheggiato e devastato a loro comodo, quando di uranio non ce n’era più, le grandi multinazionali abbandonavano il sito lasciandosi alle spalle materiale contaminato, malattie e tanta disperazione... Insomma, la solita storia!  

Erano queste le questioni sulle quali Donald difficilmente avrebbe indietreggiato, pensò Truman rammentando quando si erano conosciuti. Sin da subito aveva intuito che quell'uomo, il quale a prima vista dava l’idea di un intellettuale colto, altri non fosse che un avventuriero animato da nobili propositi e che difficilmente avrebbe dedicato la vita all'insegnamento. Non perché le sue capacità di farsi comprendere fossero scarse, bensì poiché la sua indole insofferente lo portava ad amare l'avventura, i luoghi sperduti del mondo, i diritti civili, le ingiustizie sociali... tutte realtà che si annidano nell'esistenza umana e l'avvelenano. 

continua...  

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