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Visualizzazione dei post con l'etichetta marea nera

Misteriose malattie compaiono lungo le coste del Golfo del Messico

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Eruzioni cutanee, nausea, mal di gola, diarrea, vomito, tosse con schiuma bianca macchiata di marrone e pipì marrone sono solo alcuni dei sintomi che stanno colpendo alcune persone che vivono nei tre stati sulle cui coste si sono riversati almeno 4,9 milioni di barili di petrolio durante il disastro petrolifero della BP della scorsa estate. Il Golfo del Messico ha sofferto il piש grande sversamento accidentale di petrolio in mare della storia. La sua marea nera , diventata un vero incubo, è ormai un evento da consegnare alla storia ambientale, come il peggio delle attività umane. Ad aggravare il problema, la BP ha ammesso di aver usato almeno 1,9 milioni di galloni di disperdenti tossici ( Corexit) , ampiamente vietati, i quali mescolati con il petrolio greggio, hanno creato una sostanza ancora più tossica.  Questo è quanto afferma il chimico Bob Naman , dell' Analytical Chemical Testing Lab in Mobile , Alabama. E il dispersante, alterato col petrolio continua a scor

Un'immensa moria di pesci nel Golfo del Messico

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Questo scempio di pesci (immagine a lato) che sembra uno stradone asfaltato pieno di crepe, molto probabilmente è stato causato dalla perdita di petrolio della Deepwater Horizon. Centinaia di migliaia di pesci morti affiorati sulle acque di Bayou Chaland , nella contea di Plaquemines Parish , Louisiana , uno dei primi tratti di coste investiti lo scorso aprile dal petrolio della Deepwater Horizon.      La guardia costiera ha avvistato questa carneficina già una settimana fa. Salmoni, trote, granchi, scorfani, gamberi e anguille d'acqua dolce, ma anche un cucciolo di balena. E' il quarto mammifero marino morto nelle acque nere del Golfo del Messico in quattro mesi senza che se ne conosca la vera causa.   Secondo i biologi se la moria dei pesci ha che fare con la marea nera è ancora da verificare, ma l'ipotesi più credibile è che i pesci siano rimasti intrappolati nella bassa marea con poco ossigeno a disposizione e nel Golf, secondo un rapporto dell' Environm

Vermilion Bay, un'altra marea nera?

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Inizialmente si era parlato di un'altra esplosione nel Golfo del Messico, che aveva mandato in fiamme una  "piattaforma petrolifera", echeggiando così il fresco incidente della BP Deepwater Horizon.  Ma in questo caso,  per  fortuna, l'incidente avvenuto a Vermilion Bay ha che fare, solo - si dice per dire - con una piattaforma petrolifera, che si trova a 150 chilometri  a sud della costa centrale della Louisiana, e non con un impianto di perforazione . Difatti, secondo la guardia costiera locale, bisogna fare una distinzione tra impianti di trivellazione e piattaforme petrolifere. La differenza è che la struttura della Mariner Energy si occupa solo di trattamento del petrolio, non di perforazione. Purtuttavia la guardia costiera ha avvistato una scia di petrolio lunga quasi due chilometri. I tredici uomini a bordo della struttura petrolifera esplosa dopo essersi buttati in acqua sono stati tutti tratti in salvo e solo uno ha riportato ferite.  La paura è o

Golfo del Messico: nulla sarà come prima

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Dopo vani tentativi, volti a interrompere il flusso della perdita del pozzo della British Petroleum che ha causato la mare nera nel Golfo del Messico, finalmente si è riusciti ad arrestare la fuoriuscita di petrolio, ma, probabilmente, nulla sarà più come prima: ci vorranno perlomeno dai 30 ai 50 anni per rimediare alle conseguenze del più grave disastro ecologico nella storia degli Stati Uniti d'America . In quasi quattro mesi le acque del Golfo hanno inghiottito l'equivalente di 5 milioni di barili di greggio , su cui, nel tentativo di salvare il salvabile,  sono stati riservati 7 milioni di litri di solventi.  Per gli ambientalisti, quello che non si vede non è scomparso. Quel subdolo liquido scuro, così vitale per la nostra vita tanto da essere definito oro nero , che a 1500 metri di profondità, fluendo nell'acqua schiarisce per la presenza di gas naturale, sale in superficie scomponendosi in molecole piccolissime, penetrando nei meccanismi ecologici ancora

Trivellazioni della British Petroelum nel Mediterraneo ? Mmh...

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Tra qualche settimana prenderanno il via 5 trivellazioni al largo delle coste libiche, a poche centinaia di chilometri dalla Sicilia, da parte della British Petroleum nel Golfo della Sirte , a circa 1700 metri in profondità, poco più della Deepwater Horizon , la piattaforma petrolifera al largo della Louisiana, da cui ha avuto origine il più grave disastro ambientale nella marea nera . Ovviamente, la presenza nel cagionevole Mediterraneo di pozzi estrattivi della BP collocati di fronte alle coste siciliane e alle isole di Lampedusa e Pantelleria , diviene preoccupante. Ma com'è lo stato delle trivellazioni in Italia, chiede il cronista del TGuno al direttore generale del Ministero dello Sviluppo ? Italia Nostra , l'associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione parla di 95 permessi per nuove trivellazioni di cui 25 a mare. In Italia per le trivellazioni l'iter è ancora lungo. Quelle attuali , non sono a

Marea nera in Cina e pronto intervento in casi del genere dei colossi petroliferi

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Nel nord est della Cina si cerca di contenere la gigantesca macchia di petrolio scaturita da due esplosioni in un oleodotto di proprietà della più grande compagnia petrolifera cinese, ma il fatto che la si combatta con mezzi di fortuna, addirittura a mani nude (incredibili le foto che stanno venendo fuori) , poichè i mezzi a disposizione non sono moltissimi, rende il disastro ancor più inquietante.  E' quanto accade attorno al porto di Dalian , dove su circa 400 chilometri quadrati, con gran parte delle spiagge chiuse al pubblico, si sta delineando il più grave disastro ambientale nella storia recente del grande paese asiatico.   Per la prima volta le autorità ammettono che una minaccia gravissima incombe sulla flora e la fauna della zona. Le autorità assicurano che dall'oleodotto non ci sono più fuoriuscite di petrolio ma intanto emerge che la China National Petroleum Corp (CNPC), era stata avvertita del rischio di esplosione ma non era intervenuta. Data la gravità de

Petrolio in mare anche in Cina

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 Petrolio in mare anche in Cina , dove le autorità stanno tentando di contenere una macchia nera che si estende per 50 km quadrati. Il porto di Dalian , nel nord est, uno dei più grandi porti della Cina, specializzato in servizi di container e navi cisterna, è stato chiuso, mentre decine di pescherecci stanno operando con macchine che separano il petrolio dall'acqua e almeno 5000 barche da pesca hanno in corso operazioni di bonifica. La perdita si è prodotta a causa di due esplosioni avvenuta 3 giorni fa che hanno fatto saltare in aria due condotte mentre si stava scaricando greggio da una nave cisterna in due oleodotti della China National Petroleum Corp (CNPC) . Lenta ma subdolamente una marea nera si è formata per almeno 183 chilometri quadrati di oceano, con almeno 50 chilometri quadrati gravemente colpiti. Si stima siano state riversate nelle acque del Mar Giallo circa 1.500 tonnellate di carburante. Mentre alcuni fuochi stanno ancora bruciando, decine di navi special

I grandi disastri ambientali causati dall'oro nero

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La perforazione dei pozzi petroliferi e il trasporto dell'oro nero per il mondo, nel corso degli anni, hanno causato incidenti disastrosi oltre che effetti disastrosi per l'economia di molti pescatori. La Deepwater Horizon, che il presidente Obama ha definito un'altro 11 settembre per gli Stati Uniti, n'è testimone! Dopo l'esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon si è piegata su un fianco prima di affondare nel Golfo del Messico, causando la morte di 11 uomini, con la conseguenziale perdita di petrolio che ha versato nelle acque milioni e milioni di litri causando una gigantesca marea nera che come un mostro famelico si sta spingendo sulle coste orientali degli Stati Uniti, diventando una trappola fatale per tante speci di pesci e uccelli, rendendo scure e oleose le acque del Golfo. Il 18 settembre 2007, in Iraq, nel fiume Tigri, una esplosione sotto un gasdotto nella città settentrionale di Beiji, ha scatenato un incendio con la cons

Golfo del Messico: si teme il peggio

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I più importanti scienziati russi hanno informato il loro presidente che si aspettano della pioggia tossica dalla fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico che può distruggere la costa orientale degli Stati Uniti. Inoltre credono che l'uso di un agente chimico di dispersione sul luogo dell'incidente da parte della Bp, in realtà stia nascondendo la gravità dell'accaduto.  Un rapporto terribile preparato per il presidente Medvedev dal Ministero russo delle risorse naturali, allarma  che il petrolio della British Petroleum e la fuga di gas nel Golfo del Messico, sta per diventare la più grave catastrofe ambientale in tutta la storia umana minacciando tutta la metà orientale del continente nord americano con la "distruzione totale". Gli scienziati russi basano la loro valutazione apocalittica di distruzione, a causa dell'uso, da parte della BP, di milioni di galloni di un agente chimico di dispersione conosciuto come Corexit 9500 che sta pompando direttamente

Giornata mondiale dell'ambiente 2010: un occhio puntato sul Golfo del Messico

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Oggi nella giornata mondiale dell'ambiente, tutta l'attenzione è puntata sul Golfo del Messico, dove lo stesso Presidente degli Stati Uniti Obama, che la sta trascorrendo tra i pescatori della Louisiana rovinati dalla marea nera, ammette che quanto è accaduto è un vero disastro.  Tuttavia, sembra che la compagnia petrolifera Bp sia riuscita, almeno per ora, a chiudere la falla del pozzo maledetto e a convogliare 1000 barili di petrolio al giorno in superficie. Molto poco rispetto ai 20mila barili che dal 20 aprile, dopo l'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, si sono riversati nelle acque del Golfo... ma meglio di niente. Intanto sembra che il capo della Bp Tony Hayward, che secondo i bookmaker a breve perderà il posto, non si occupera' piu' direttamente della marea nera, in quanto la Bp ha deciso di affidare la gestione delle operazioni Usa al manager americano Bob Dudley. Tra le acque scure e oleose del Golfo gli uccelli agitano freneticamente le a

La Nina... questa terribile sconosciuta.

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Sulla scia di El Nino , che quest'anno si è fatto sentire con piogge eccessive in Brasile; con una siccità devastante in un'ampia fascia del sud est asiatico, mettendo a dura prove le economie di una regione, considerata il più grande produttore mondiale di olio di palma, riso e gomma e uno dei principali fornitori di caffè e cacao, ove la scarsità delle precipitazioni ha fiaccato la resa di aziende agricole e piantagioni; distruggendo 500.000 tonnellate di mais nelle Filippine; costringendo la Thailandia, il più grande esportatore di riso al mondo a tagliare d'un 5% la stima della principale coltura del cereale compromesso dalla siccità e dalla diffusione dei parassiti; spaventando l'India, dove anche se El Nino non ha inciso come lo scorso anno, che non aveva visto un fenomeno così devastante da 37 anni , ma lascia tuttora piuttosto scettici gli analisti, che temono una spinta verso l'alto dei prezzi interni e mondiali di cereali, zucchero, semi oleosi e lenti

Incubo marea nera nel Golfo del Messico

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La struttura di acciaio e cemento alta 4 piani che gli ingegneri della BP stanno piazzando nel mare, potrebbe fare la differenza nel pagamento di un conto salatissimo per la bonifica, che, qualora funzionasse, potrebbe far risparmiare alla compagnia petrolifera, responsabile del grave incidente scaturito dalla piattaforma al largo del Golfo del Messico, dove hanno perso la vita 11 persone... ben 12 miliardi, portandolo da 14 miliardi a 2 miliardi di dollari.  Entro lunedì i tecnici proveranno a calare la struttura sino ad una profondità di 1500 metri, un'operazione mai tentata prima, che proverà a contenere la fuoriuscita di petrolio nel Golfo, la quale sta provocando l'enorme marea nera. Tuttavia, nessuno ha ancora nessuna idea di quali conseguenze avranno sull'ambiente l'economia e il turismo della regione questi milioni di litri di greggio galleggiante. Il danno ambientale è gravissimo, e tocca le industrie ittiche e le riserve naturali di Louisiana, Mississipi

E-waste: il prossimo grande problema dell'umanità, dopo la plastica

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Entro il 2016 i Paesi in via di sviluppo produrranno e-waste molto più del mondo industrializzzato.  Il livello di computer scartati, assieme ad altri rifiuti elettronici raddoppieranno nei paesi sviluppati entro i prossimi 6-8 anni.   Si prevede che nel 2030 i paesi in via di sviluppo scartino dai 400 ai 700 milioni di personal computer obsoleti all'anno rispetto ai 200 - 300 milioni dei paesi sviluppati. Eric Williams e colleghi citano un drammatico aumento dei proprietari di PC e di altri dispositivi elettronici in entrambi i paesi sviluppati e nei paesi in via di sviluppo. Nel contempo, il progresso tecnologico, sta riducendo sempre più la durata dei prodotti di elettronica di consumo, di modo che la gente si liberi dei prodotti elettronici, anzitempo. Questa tendenza induce ad una preoccupazione globale sulla sicurezza per l'ambiente per via dello smaltimento dei rifiuti elettronici, che contengono sostanze potenzialmente tossiche.   Gli scienziati hanno usato un mo